Perché la bellezza ha importanza?
31 Luglio 2015Favoletta letta a letto – ‘Uccio Rosso e il Lupo
15 Settembre 2015“La musica rinvia a chi, un tempo senza respirare – o piuttosto respirando con le orecchie, respirando con l’udito – ascoltava nel fondo dell’acqua.”
Tratto da: Bute – Pasqual Quinard
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Leggenda vuole che i Sunhouse avessero venduto all’uscita di questo disco, appena sei copie. Grandi misteri della celebrità, signori.
Inutile aggiungere che in Italia questo disco, anche con l’avvento della rete, non se l’è filato nessuno. Disco sconosciuto e gruppo ancora di più.
Parliamo di “Crazy on the weekend”. Anno Domini degli acquisti: 1998. Il disco è bello e, diciamolo subito, soprattutto quando parliamo di rock, lo sappiamo tutti che a pescare nei ’70 basta un retino per bambini ed è quasi sempre una pesca miracolosa, nei ’90 bisogna già essere dei bravi sommozzatori.
Comunque, dicevamo, questo disco sconosciuto mi è comparso la scorsa settimana e, qualche tempo fa, leggevo in rete un’intervista di una delle due coppie di gemelli dei The National, Aaron and Bryce Dessner, che dicevano più o meno che a loro la musica triste metteva di buon umore, richiamando una sorta di antica funzione catartica. Ecco, i The National e la malinconia sono un buon punto di riferimento se volete approfondire questo disco. Così come pure Dylan, Neil Young, Sixto Rodriguez e la sigaretta solitaria del sabato sera.
È un disco denso, ma tranquillizzante, un po’ polveroso, che mi ha fatto decidere subito, all’armonica del min.1.19 del secondo brano – Hurricane (a proposito di Dylan) – che sarebbe stato il disco raccontato di questa settimana.
Con tutta la semplicità delle mattine di primavera del rock occidentale.
I brani acustici, in cui il piano e le tastiere di Carol Isaacs che conducono con pochi accordi la ballata, sono tutti meravigliosi (Crazy on the weekend, The lips, Hard Sun). A proposito di Hard Sun, c’è anche una presenza nel disco, cosiddetta ciliegina sulla torta o, per i meno golosi, pesca d’estate, nei cori finali appena accennati: Sinead ‘O Connors.
Dopo la sfortunata esperienza, il cantante e autore dei testi Gavin Clarke (che ha lasciato il pianeta a Febbraio di questo anno), ha poi fatto parte anche degli Unkle – di cui magari qualche altra volta parleremo – formazione musicale che, a proposito di sublimazioni in musica, spalanca le porte alla rabbia.
All’inizio ci chiedevamo il perché di dischi belli e sconosciuti: la copertina mi ricorda vagamente un disco dei Doors – Morrison Hotel – forse è quello mi ha attirato il primo ascolto, solo che in realtà qui non è un bar dove scorre alcol e fama, è un vuoto, triste ed angoscioso take-away cinese.
E, a proposito, c’è sempre bisogno di sublimare.
Tel.35696
Ascolta l’album su Spotify:
Qui trovi invece un remix-gioiello (che ho citato in puntata), della ballata secondo me più bella del disco. Quando l’ho scovata su youtube, aveva solo 14 visualizzazioni. Perché?
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Se vuoi riascoltare la puntata radiofonica in cui racconto alcune tracce di questo disco, la trovi in podcast, qui:
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EXTRA:
Pare (ma non siamo sicuri), che un Sunhouse Chinese Take Away, forse proprio quello fotografato in copertina, esista tuttora (e abbia pure 4 stelle su tripadvisor), in Cornovaglia. Se qualcuno ha qualche notizia o foto in più a proposito, commenti pure il post!
Grazie intanto a Gaia Giammarino per l’ascolto attento e la “soffiata”.