Omofobia alla deriva
14 Ottobre 2015Il Novembre del Lupo e Contadino: R.Scippa, VCCinaski, S.Re, M.Gancitano
2 Novembre 2015Ecco qui il libro di Maura Gancitano, Malefica,
trasformare la rabbia femminile
Arte di Essere edizioni.
Ho visto il film omonimo – penso – quello con Angelina Jolie dotata di corna e zigomi sporgenti. Il film mi era piaciuto così così: mi era sembrato troppo buonista così come mi era sembrata esserci stata un’eccessiva manipolazione e troppe licenze rispetto alla storia a cui si riferiva, la Bella addormentata nel Bosco.
D’altronde però, del film avevo apprezzato il finale in cui il principe azzurro rimane con un palmo di naso e non sveglia affatto Aurora dal suo sonno di morte…
Si! Adesso una deve vivere per sempre felice e contenta con il primo che passa e che si permette di baciarti mentre sei incosciente! Ma va!
La storia di Malefica, è il prequel e, allo stesso tempo, il finale alternativo della Bella Addormentata nel Bosco. La strega qui è ancora una fata appena adolescente che, come tutte le fate della tradizione folclorica europea, vive a contatto con la natura che è incaricata di custodire. Lei è già, in erba, quello che sarà quando il suo sviluppo sarà completato: indipendente, coraggiosa e molto forte, più forte delle altre fate anche per via delle grandi ali scure in grado di portarla con rapidità straordinaria ovunque ella voglia.
Ma il libro c’entra fino ad un certo punto con il film. La Malefica di Maura Gancitano ha il merito di esplicitare, raccontandoli con agilità, acume scientifico e chiarezza, tutta una serie di significati di cui la rinarrazione di Linda Woolverton è metafora e di cui reca i simboli: è la storia del femminile attraverso i millenni e quindi, ma non solo, la storia della donna e della sua ferita.
Si, perché, è bene ricordarlo, parlare di femminile non vuol dire parlare solo di donne ma vuol dire parlare di civilità, di società, del modo in cui l’essere umano considera se stesso e approccia il mondo e gli altri esseri umani, di come vive i sentimenti e i propri punti di forza e le proprie fragilità. Quello che si dovrebbe dire infatti è che prima ancora delle donne, vilipeso, schiacciato, negato, marginalizzato è stato proprio il femminile o per dirlo alla Goethe, il femminino. E le donne, il femminile, hanno il compito di incarnarlo nel corpo e di esserne custodi nello spirito, luoghi dove portano incisi i segni di questa negazione millenaria.
L’autrice vede nella storia di Malefica la rappresentazione del conflitto scoppiato tra donne e uomini ( ma forse sarebbe più corretto dire tra maschile e femminile ) a seguito dell’affermarsi del patriarcato: le donne, in quanto femmine sono “arrabbiate con gli uomini che hanno impedito loro di esprimere i propri poteri straordinari”: Stefano, amico ed innamorato di Malefica prima di diventare re, e proprio allo scopo di diventarlo, la tradisce e le taglia via le ali dopo averla addormentata. Le ali rappresentano, nella rinarrazione, la forza e i poteri di cui le donne sono state private dalla civiltà patriarcale, privazione che ha generato un conflitto e che, per certi versi, ha fatto “degenerare” il femminile.
“Malefica è la donna arrabbiata che, per contrapporsi al maschile, ha difficoltà a riconoscere e a proteggere la propria identità e il proprio progetto di vita»
E infatti come osserva Marie-Louise von Franz, nel suo Il femminile nella fiaba: “Lo straordinario potere creativo della nostra componente femminile è stato costantemente svilito dal pensiero lineare maschile, dal bisogno di controllo, dal desiderio di dominio. Ciò ha prodotto notevoli conseguenze in tutti i settori della vita, e in particolare nella condizione delle donne.”
“Le nostre difficoltà relazionali” ci dice Maura e “le tendenze alla depressione, al suicidio, l’incapacità di realizzarsi nel mondo e trovare il proprio posto potrebbero dipendere in larga parte da questi traumi irrisolti, da queste situazioni sospese che nel tempo diventano pesi che dal genitore ricadono al figlio, dal figlio al nipote”
Credo che il pregio del libro sia, oltre che di mettere in evidenza l’efficacia della narrazione e della rinarrazione fiabesca nell’analisi e rappresentazione ed emersione alla luce, di aspetti sepolti anche se centrali nella psiche anche quello di essere in linea con un tema di urgente attualità. I valori della civiltà occidentale ormai diffusi in quasi tutto il pianeta ed improntati allo sfruttamento e alla prevaricazione; lo smarrimento connesso alla distanza posta tra mente e corpo e tra spirito e materia; la confusione nelle relazioni uomo donna, trovano verosimilmente un’origine in quella frattura, in quel taglio di ali.
È tempo di operare una ricomposizione.
Per chi volesse approfondire qui il link al podcast della puntata del 20 ottobre. Ottimo ascolto!