Lettera di Jeanne per Modì
26 Ottobre 2013Campagna contro l’uso del tacco
1 Novembre 2013Io e’ compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi, acciò che l’uom più oltre non si metta: dalla man destra mi lasciai Sibilia, dall’altra già m’avea lasciata Setta. «O frati», dissi «che per cento milia perigli siete giunti all’occidente, a questa tanto picciola vigilia de’ nostri sensi ch’è del rimanente, non vogliate negar l’esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto XXVI
Porsi dei limiti. Sei senza limiti. Superare i limiti. Limitiamoci. Limitiamo la spesa. Minuti illimitati. Mondo senza limiti. Oltre il limite. L’idea del limite, del confine, è un qualcosa che riguarda la nostra vita continuamente. Quando operiamo una scelta – ed è risaputo che ogni nostro giorno è costellato da continue scelte – varchiamo un limite, tra quello che avrebbe potuto essere e che non sarà più, tra il prima e il dopo. I limiti sono temporali e geografici: avanti e dopo Cristo o prima o dopo il trasferimento di Maometto a Medina; prima o dopo la guerra, come diceva mia nonna, o prima o dopo che mi sposassi; entro questa linea, entro il confine di stato, entro l’area Schengen, per cui, se attraversi il Mediterraneo e gli sopravvivi, sei in Europa. I limiti riguardano anche la conoscenza, le regole e la morale corrente e sono quelli che danno più i brividi, quando li scavalchiamo. A Roma, i Limiti erano i confini o meglio ancora, le pietre che segnavano i confini e si chiamavano, appunto, limites. La loro sacertà si legava anche alla consacrazione al dio Termine e anche per tale ragione rimuoverli costituiva un delitto. Essi formavano l’insieme delle frontiere e venivano suddivise in base all’essere naturali o artificiali, come il Reno e il Danubio, ad esempio o la catena dei Carpazi; oppure erano strade, come il limes germanico augusteo, che attraversava territori appena conquistati o di recente conquista: quindi spazi verso i quali spostare i propri limiti. Ma un’altra parola latina è chiaramente legata, quanto alla radice, all’italiano limite, il sostantivo neutro līmĕn (līmĕn, liminis). In latino limen indica la soglia o l’uscio, ma anche la casa o il principiare di qualcosa. Limen era pure lui un confine, quindi, ma un confine all’ingresso: limes guarda ad un oltre fuori, limen ad un oltre dentro. L’aggettivo italiano subliminale si riferisce infatti a quelle informazioni che passano sotto la soglia della coscienza, cioè quelle cose ci si insinuano nella mente a dispetto della nostra volontà consapevole. Il termine è stato mutuato dal linguaggio della pubblicità e indica in psicologia un’informazione che il cervello di una persona assimilerebbe a livello inconscio attraverso scritte, suoni o immagini contenenti, come in un codice cifrato, ulteriori frasi o immagini non evidenti ma che rimarrebbero nella memoria dell’osservatore. Pare però, per fortuna, che il messaggio subliminale non produca alcun serio e duraturo effetto nel comportamento umano…. A questo punto, in questo discorso, non si può mancare di ricordare il limite dei limiti della classicità le Colonne d’Ercole. Le colonne d’Ercole venivano individuate dalla tradizione presso lo stretto di Gibiliterra ed indicavano il limite estremo del mondo conosciuto, sia in senso geografico che del sapere. Tale confine venne scelto da Eracle, al termine delle sue celebri dodici fatiche: tra le due colonne lasciò l’incisione non plus ultra. Ed è lì che trova la morte, secondo la predizione di Tiresia, Ulisse, l’eroe dell’Odissea, colui che che tanto/ vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia:/ di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,/ molti dolori patì sul mare nell’animo suo,/ per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni (Omero, Odissea, traduzione di G. A. Privitera, Mondadori, 1991). Omero fa del suo eroe un lusinghiero ritratto. Fin dai primi versi Ulisse viene descritto come uom di multiforme ingegno ( o eroe multiforme o uomo ricco di astuzie, a seconda delle traduzioni). Dante, invece, lo colloca nella bolgia dei consiglieri fraudolenti. Ulisse vuole soddisfare la propria curiosità e pertanto convince i compagni a seguirlo nel folle volo oltre le Colonne d’Ercole, così infrangendo i divieti divini (non plus ultra!) e conducendoli alla morte. Ulisse è per Dante chi usa l’ingegno e l’abilità retorica per i propri scopi: superare quel confine equivale ad oltrepassare il limite della conoscenza umana fissata dagli dei: quanto è dato sapere all’uomo. Certo è che nonostante la collocazione infernale e la suasività dagli esiti fatali, le parole che Dante fa pronunciare ad Ulisse restano la più grande incitazione che la letteratura abbia mai prodotto a conoscere e a sapere: Considerate la vostra semenza:/fatti non foste a viver come bruti, /ma per seguir virtute e canoscenza.