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19 Ottobre 2012Tempo fa scrissi qualche considerazione fuoriuscita da non so dove dopo la visita alla Cupola di Brunelleschi a Firenze. Le ripropongo rivisitate qui sul blog in accoppiata con un link ad un’interessante intervista di Radio Gamma5 a Paolo Lissoni, medico fra i massimi esperti di PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia) e ricercatore sulle proprietà curative e le funzioni della ghiandola pineale.
[…]Firenze è una città.
Non riesco a metterci un aggettivo, mi sembra banale. A Firenze ci sono un sacco di chiese e monumenti e opere d’arte. A Firenze c’è anche quell’opera architettonica chiamata la Cupola del Brunelleschi. Dall’esterno ha la tipica forma da cupola; noi italiani ci siamo forse un po’ abituati alle tipiche forme da cupola, ma quando ci entri dentro è sempre diverso, forse perché proprio essendo italiano non ci entri dentro molto spesso e con Attenzione. Alla cupola ci si può accedere internamente, attraverso una ripida, lunga e stretta salita, fra alti scalini a chiocciola che servono a farti arrivare su su, ad una camminata mozzafiato nel vero senso della parola, proprio sotto gli affreschi. La salita impervia mette già ben in funzione la pompa cardiaca, forse per prepararla alla vista ravvicinata dell’affresco e un avviso scritto sulla porta prima di iniziare la scalinata: “Sconsigliata la salita ai cardiopatici”, anticipa già qualcosa sia riguardo all’impegno fisico che alla Visione. La balconata che gira intorno agli affreschi è molto stretta, talmente stretta da farci passare a malapena una persona e trovarsi dietro di te una classe in gita scolastica che a tutto pensa in quel momento tranne che agli affreschi, non è un gran vantaggio per godere appieno dello spettacolo. Fortunatamente alla fine c’è un piccolo spazio oltre la piccola porticina di uscita, per potersi fermare in silenzio, respirare un pò e contemplare.
Ma arriviamo al dunque del senso di questo post, che non vuole essere solo uno spot pubblicitario per la Cupola,che fra l’altro non ne ha minimamente bisogno: man mano che ero lì e contemplavo lo spettacolo, mi accorgevo di alcune cose interessanti dal punto di vista psicologico. La prima cosa era che riuscivo facilmente a concentrarmi e distinguere particolari nella parte bassa, in cui erano rappresentate scene infernali piene di demoni, le parti superiori mi apparivano invece più confuse e difficili da decifrare. Vista la difficoltà a concentrarmi dentro quella grande varietà di personaggi e storie rappresentate, ho provato allora a non fissare più lo sguardo sui particolari, ma a sfocare la vista e focalizzarmi sull’insieme dell’affresco. E così, a un certo punto un’ intuizione: ma quello è un CERVELLO! Tutti quei personaggi intrecciati in quel modo richiamavano perfettamente gli inviluppi dei due emisferi cerebrali e il personaggio individuato come “Dio-Gesù” nel dipinto si trovava proprio rispetto all’ingresso della chiesa nella parte posteriore della cupola che, in base a questa mia fantastica associazione, corrispondeva proprio con la zona in cui un visitatore che entrando possa osservare un ipotetico cervello posto in alto proprio nella posizione della cupola, osserverebbe la famosa ghiandola pineale, la cosiddetta “pigna umana” tanto bistrattata dalla scienza medica ufficiale, considerata come un residuo arcaico ed inutile dei nostri antenati primitivi, destinato inutilmente alla calcificazione.
Invece, in questa intervista radiofonica che vi proponiamo di seguito, il dott.Paolo Lissoni in maniera molto chiara ed esplicita parla delle sue ricerche sul mondo della pineale e della sua importanza per la salute e lo sviluppo integrale dell’individuo. Non manca anche di lanciare al contorno qualche frecciata proprio alla medicina “schiava del mercato” e alla Chiesa colpevole di aver scisso nei secoli sempre più scienza e spirito, tutto questo parlando anche da medico e cristiano praticante. L’intervista è divisa su youtube in 5 parti: alla prima parte dell’intervista puoi accedere da questo link: Paolo Lissoni e ghiandola pineale
Ecco, tutto qui, buon ferragosto.
Lo Zappatore
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