Sbagliare è necessario – John Cage e la gomma da cancellare
12 Dicembre 2012Paraculi etimologici o fonte di saggezza? – Il fantastico mondo dei Proverbi
27 Dicembre 2012L’Io sono me, il Tu sei te e il Noi non siamo un cazzo. Z. – Citazione finale del Lupo e Contadino Primo esercizio per sviluppare l’Anima: Ricordarne le immagini Secondo esercizio per sviluppare l’Anima: Coltivare il senso del lusso Tratto da: Claudio Risè – Essere Uomini Forse parte della Chiesa ha fatto con l’immagine di Gesù, quello che la Coca Cola ha fatto con Babbo Natale .
– Benvenuto Babbo Natale, chi non muore si rivede…
– OhOhOh, ciao Zeta, chi non vive si rivede, questo è il proverbio esatto.
– Cosa?
– E’ semplice, perché chi ha il coraggio di morire, di distruggere quello che è passato, vecchio ed inutile, non rivede proprio niente e nessuno. Vede tutto sempre per la prima volta.
– Cacchio Babbo, non ti facevo così saggio. Con quel pancione e quel sorriso da ebete che ti ritrovi sui manifesti pubblicitari, è un bel contrasto sentire queste parole uscire da dietro quella barba bianca.
– Beh, Ohohoh è perché tu non mi hai mai guardato bene. Sono diventato come i semafori rossi.
– I semafori rossi? Che c’entrano ora i semafori rossi?
– I semafori rossi sono come il mio vestito. Quando arrivi davanti a un semaforo rosso che fai? Ti fermi e un po’ ti scoccia rimanere immobile insieme a tutti gli altri, fare la fermata comandata, non è così?
– Però! Non ci avevo mai pensato, ma è proprio così!
– Ma poi non è neanche questo il punto. Questa è una virgola, perché il rosso è un colore che non c’entra niente con me. Con quello che potrei essere davvero.
– Cioè, spiegati meglio Babbo, che vuoi dire? Zeta prese dalla tasca il suo pacchetto di sigarette:
– Ti va una sigaretta, Babbo Natale?
– L’accetto volentieri, OhOhOh
– Veramente Babbo sei tu che dovresti portarmi i regali…
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Zeta fece una risatina, era lì seduto su quel divano a righe bianche e nere, davanti a lui un termosifone, su cui era dipinto un focolare. Zeta accese la sigaretta a Babbo Natale con l’accendino che aveva in tasca. Babbo fece una bella boccata e soffiò fuori il fumo che si trasformò prima in una slitta, poi in una serie di renne ubriache tutte diverse una dall’altra e poi ancora in un culo e continuò:
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– Il mio vestito in realtà è verde come i semafori verdi. I semafori verdi potrebbero anche non esserci, ma ci sono perché tu hai bisogno di vedere il verde per sapere se puoi passare. E’un simbolo molto potente il cerchio verde.
– Ma che c’entra tutto questo con te?
– Beh, Io Babbo Natale a che servo per voi?
– Ma, credo a portare i regali. Ho sempre saputo così.
– Ecco, voi siete abituati ad esprimere i desideri come davanti al semaforo rosso. Fermi e bloccati, costretti insieme a tutti gli altri. Piccoli, come sono i desideri seriali. Come nelle code ai centri commerciali, in quel casino infernale dove si vanno ad acquistare i regali, pensando che quei posti possano sostituire Me. SCIOCCHI!
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Si sentì forte l’eco di quella parola. Sarà stata forse la stanza vuota. I suoi occhi si fecero più severi. Lo sguardo e il sorriso ebete delle locandine erano scomparsi. Ora davanti a Zeta c’era un vecchio saggio barbone, che aveva tutta l’aria di un ribelle.
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– Io ho il vestito verde perché i desideri si chiedono lontano da tutti gli altri e si va dove si vuole andare ed individualmente. E non fermi, ma in movimento. I desideri servono a spostare l’orizzonte sempre un po’ più in là.
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A sentire quelle parole Zeta era stupito. Stava parlando con Babbo Natale che diceva pure un sacco di cose strane. Gli vennero in mente alcuni ricordi di quando da bambino gli dissero che Babbo Natale non esisteva, che i giocattoli li compravano la mamma e il papà al negozio. Non è che ci rimase molto male, perché sapeva già che era così. L’aveva capito scoprendo i pacchi-regalo con il costume e la spada di Skeletron nascosti sopra un mobile pieno di vecchi liquori americani. Era così, sì’ ma mica fino in fondo. Però voleva togliersi ogni dubbio e prese coraggio…
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– Babbo Natale, ma tu esisti davvero?
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E Babbo Natale non finì neanche di far pronunciare la domanda, che gli diede un violento schiaffone dietro il coppino che gli fece cadere a terra la sigaretta che stavano fumando insieme. Poi il vecchio ribelle vestito di verde si alzò in piedi e mise una mano appoggiata al termosifone. Premette un po’ su quel pezzo di ferro caldo e scomparve, come nei telefilm di Star Trek, teletrasportato chissà in quale altra casa.
Lo stereo andava, in sottofondo non c’era nè Jingle Bells e neanche White Christmas, c’era una canzone dei Doors.
Da allora Zeta sa che Babbo Natale esiste ed ogni volta che gli fa male la zona posteriore del collo, si ricorda come si domandano i desideri.
Antonello Zappatore Palladino
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Il lupo e Contadino RITORNA IL 15 GENNAIO, se il mondo non finisce. Buone feste!
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