Anna e Lei
21 Novembre 2014Il sognatore ed il sognato, la linea sottile della tua integrità.
7 Dicembre 2014Somigliare a volte è una condanna.
La strada è piena di polvere e fiori ed errori.
Il nostro tempo è un paradigma di somiglianze; non fai in tempo a nascere e già ti dicono di chi è il tuo orecchio, di chi sono i tuoi occhi, il tuo pene, se del papà, della mamma o del tuo trisnonno.
Qual è il valore del nuovo?
Dov’è la sua bellezza?
Somigliare a volte è una condanna.Pensiero di Giovanni Calonzi a 1 anno di età, mentre ascoltava River di Terry Reid
.
La storia che ti racconterò inizia nella prima metà del 1968. È la storia di un artista di nome Terry Reid. Se la storia è triste oppure no, tragicomica o no, lo deciderai poi tu. Metterai tu l’accento sulla “e”, oppure no.
Nella prima metà del 1968, dicevo, Terry, ragazzino diciassettenne con l’amore per la musica, venne contattato da un altro ragazzino, un certo Jimmy Page. Jimmy, grande passione per la chitarra, cercava un cantante per il suo nuovo gruppo: gli Yardbirds. Terry era bravo, convinto, sicuro del suo talento. Glielo dicevano in tanti che la sua voce era una cosa bella, che ti avvolgeva lo spirito.
Ma Terry voleva andare per la sua strada, non gli interessava un progetto diverso dal suo.
– Jimmy – disse – grazie, ma no. Secco.
Decise però di presentare lui a Jimmy un amico, con una gran voce anche lui – con qualche sfumatura di somiglianze con quella di Terry – ed una strana passione per l’esoterismo; Robert era il suo nome, Robert Plant.
Fra Robert e Jimmy nacque in poco tempo un’intesa musicale incredibile; in breve decisero di cambiare il nome al loro gruppo e di chiamarlo come un famoso dirigibile, uno di quei prodigi dell’uomo volente e volante: lo Zeppelin.
Led Zeppelin ti dice qualcosa?
Dopo la proposta di Jimmy, Terry proseguì deciso per la sua strada di fiori, america e polvere.
Un anno dopo, a diciotto appena compiuti, Terry conobbe un certo Ritchie Blackmore.
– Terry, ti andrebbe di entrare nel mio gruppo?
Il gruppo aveva un nome così misterioso: “Profondità Viola” – si facevano chiamare.
– No, Ritchie, ti ringrazio, ma no.
“Profondità Viola”, in inglese è “Deep Purple“, e Ritchie Blackmore, così come Jimmy Page, diventerà da lì a breve uno dei chitarristi più influenti della storia della musica rock.
“River” è un disco che Terry incise nel 1973. E’un album che oggi conoscono in pochi. Peccato, soprattutto per le ultime tre tracce del disco, di una potenza dolce, sottomarina, incompiuta, così come la meravigliosa voce di Terry e la sua storia.
Nella copertina del disco: alberi spogli immersi nell’acqua; quello che si vede in basso somiglia un po’ alla storia di Terry che ho appena accennato. Una metafora triste di insuccessi; un albero secco e morto nell’acqua.
È la parte in alto del quadro, quel mondo fuori dalla copertina, però, che mi interessa: lo sfondo giallo ed alcuni colori che appena si intravedono sulle increspature del fiume, ci parlano forse di qualcos’altro. Prova a coprire la parte in basso, e sembra un’altra storia. Una scena completamente diversa, dipinta dai colori autunnali; prova ad immaginare tu cosa ci vedi in quei riflessi.
Fortuna, sfortuna; successo, insuccesso.
Quello che c’è fuori, è facile giudicarlo, tutti sanno farlo;
quello che c’è dentro, invece, solo Terry lo sa.
Un bell’ascolto.
Zap