Il Novembre del Lupo e Contadino: R.Scippa, VCCinaski, S.Re, M.Gancitano
2 Novembre 2015Cos’è la Musica e come agisce sull’uomo. Tolstoj, Kreutzer e i titoli venuti bene
3 Gennaio 2016Che goduria leggere e citare gli spunti di cretività di Gianni Rodari che, nel 1973 (cinquant’anni fa!), sull’imperdibile libro da ululato: “Grammatica della Fantasia”, cita Leopardi, che cita Magalotti, che al mercato mio padre comprò.
Si parla di mezze stagioni, argomento, pare, fra i più citati da diversi secoli, forse millenni, a questa parte.
Ho intenzione di fare un esperimento: condividendolo su facebook, citando le citazioni nel regno della citazione, creerò intenzionalmente un mega specchio riflesso, che co-creerà un buco nero spazio-temporale, che annienterà le mezze stagioni (oh cacchio, e ora come ne vengo fuori?)
I vecchi sono egocentrici. Lo aveva già capito benissimo Giacomo Leopardi, pessimista dagli occhi aperti e dal cervello sveglio, ricopiando e commentando nel suo Zibaldone, una domenica del 1827, una lettera già antica ai tempi suoi, e già dedicata alla lamentela che <<le stagioni non sono più quelle di una volta>>.
Ma si legga:
<<Egli è pur certo che l’ordine antico delle stagioni par che vada pervertendosi. Qui in Italia è voce e querela comune che i mezzi tempi non vi sono più, e in questo smarrimento di confini, non vi è dubbio che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire a mio padre che in sua gioventù a Roma, la mattina di Pasqua di Resurrezione ognuno si rivestiva da state. Adesso chi non ha bisogno d’impegnar la camicuola, vi so dire che si guarda bene di non alleggerirsi della minima cosa di quelle ch’ei portava nel cuor dell’inverno.>>
Magalotti, Lettere Familiari, parte I, lettera 28, Belmonte, 9 Febbraio 1683 (cento e quarantaquattro anni fa!). Se i sostenitori del raffreddamento progressivo ed ancor durante del globo, se il bravo dottor Paoli (nelle sue belle e dottissime ricerche sul moto molecolare dei solidi) non avessero avuto e avessero da assegnare altre prove di questa loro opinione, che la testimonianza dei nostri vecchi, i quali affermano la stessissima cosa che quella del Magalotti, allegando la stessa pretesa usanza e fissandola allo stesso tempo dell’anno; si può veder da questo passo che non farebbero grand’effetto con questo argomento. Il vecchio laudator temporis acti se puero, non contento delle cose umane, vuol che anche le naturali fossero migliori nella sua fanciullezza e gioventù, che dipoi. La ragione è chiara, cioè che tali gli parevano allora; che il freddo lo noiava e gli faceva sentire infinitamente meno ecc.ecc.
Tratto da: Gianni Rodari – Grammatica delle fantasia, 1973, tratto da: Zibaldone – Leopardi, 1827, e poi tratto ancora da: Lettere Familiari – Magalotti, 1683
PS: “cit.” nel mio dialetto, vuol dire “zitto”.