Un disco che ti cambierà lo stato di coscienza
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16 Luglio 2015L’etimologia del verbo è legata ad appretiare composto di ad, rafforzativo e pretium prezzo, valore.
Apprezzare significa quindi, letteralmente, stimare un valore o fissare un prezzo al fine di una vendita. Lo facciamo rispetto alle cose, lo facciamo rispetto alle altre persone, lo facciamo rispetto a noi stessi. Apprezzare, ma pure stimare, sono verbi che nascono come vox media, vale a dire sono parole che non hanno solamente un’accezione positiva come nell’italiano corrente, ma anche negativa a seconda degli aggettivi o avverbi o prefissi che si accostano loro, come era per il latino fortuna, che poteva essere buona o cattiva ma che in italiano è sempre buona, così come la stima (ti stimo fratello!)
Continuando liberamente a divagare, pensiamo adesso ad una parola tanto in voga nel mondo della psicologia prêt-à-porter: il sostantivo autostima. Quando diciamo che una persona non ha autostima intendiamo dire che non ha stima di sé nel senso che manca di una considerazione di sé sufficientemente alta da consentirgli di approcciare il mondo con la sicurezza adeguata alle circostanze che si trova ad affrontare.
Ma se leggiamo autostima nel senso originario, ossia di mera valutazione, potremmo dire che la persona che non ha autostima non è in grado di parametrarsi al mondo che lo circonda, affrontare le avversità, le sfide o le cose semplici, solo perché non sa capire se, in base alle caratteristiche che ha, quel qualcosa è troppo o troppo poco per sé, se quella cosa è adatta a sé, poco, molto o per niente. Apprezzare se stessi vuol dire perciò comprendere quale sia il proprio valore, capire quali siano i punti di forza e di debolezza che ci caratterizzano, significa operare una stima, si, proprio quella che fa un gemmologo, un mercante d’arte o un geometra.
E tutto questo è assolutamente necessario, perdonatemi la prosaicità, per mettersi sul mercato.
Cerco di dare maggiore dignità all’affermazione precedente.
C’è un branca della psicologia che si chiama analisi transazionale. L’analisi transazionale è sia teoria della personalità che dello sviluppo e delle comunicazioni relazionali tanto che, secondo questo approccio, la comunicazione tra due individui può essere letta come una transazione (o scambio) tra stati diversi o omologhi degli “io”. Scambi, transazioni, commercio, prezzo. Ci siamo. Si, ribadisco, mi metto sul mercato.
Che il mercato sia del lavoro o delle relazioni interpersonali, è il venditore che fa il prezzo ed io sono il venditore/venditrice di me stesso/a.
Se non mi do io il giusto valore, se non fisso un prezzo per quello che sono, se non mi apprezzo quindi, dato che una relazione è fatta secondo Eric Berne, di una serie di transazioni, posso uscirne decisamente male perché il prezzo sarà troppo basso e sarò “comprato/a” per quel prezzo, trattato/a per quel prezzo, buttato/a via per quel prezzo.
E questo perché non si hanno scrupoli o rimpianti a maltrattare o a buttare via ciò che ci è costato poco ( poco impegno? poca fatica? poco coinvolgimento? poco tempo?): non funziona così anche per i tavolini dell’IKEA che compri a sette euro e 99 che sbalanzi senza tante cerimonie o butti via anche se sono ancora tanto bellini?
Se fissiamo il prezzo troppo in basso rispetto al nostro valore, chi ci avvicina fiuterà l’affare: merce in genere al di sopra delle sue possibilità ceduta a buon mercato. Ma la consapevolezza del compratore non ci salverà dall’essere trattati in base al prezzo d’acquisto perché resterà comunque valida l’equazione costa poco=vale poco e sempre buono il principio del tavolino IKEA, anche se siamo massello di teak.
Su quelli che si sovrastimano non dico nulla: buon per loro e peggio per gli altri.
Ma tornando ai primi ricordiamo: anche se è estate, ma soprattutto perché è estate,
mai darsi per SCONTATI.
3 Comments
Complimenti per la grazia, la leggerezza e l’efficacia del suo pensiero.
Grazie… dell’apprezzamento!
Alla prossima
E’ pur vero che è pieno di palloni gonfiati in giro. Ma sai che gli uomini possono dire degli uomini, al posto di palloni gonfiati, caxxi pieni di piscio? Secondo te palloni gonfiati si usa pure per le donne?! Mumble, credo di no quindi men che mai si può l’altra di locuzione. Vabbè la digressione fuori argomento è per salutarti, ciao Ch