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29 Dicembre 2019Rubrica di racconti da dietro le quinte di Radio Lupo e Contadino
La nostra radio, la radio del Lupo e Contadino sta in uno zainetto. È uno zaino blu che sarebbe dovuto servire a mettere gli indumenti per il calcetto, solo che poi, alla fine, nello scompartimento delle scarpette ci è finito il mixer; nel resto i microfoni, i cavi, quaderni, campanelle e rumori vari.
È per questo che quando qualcuno ci chiede dov’è la nostra sede, i nostri studi, ci tocca rispondere: nella zaino, nell’auto, sulle spalle, nel mondo. Sembra una risposta un po’ anni settanta, costruita, ma, insomma, le cose stanno così.
Ci capita di essere spesso a Milano in questi mesi. Incontriamo Igor, Silvia, Marina, avventurieri, camionisti che nel bagno alle 3 di mattina ci parlano del benessere (del benessere); registriamo parecchio e giochiamo a biliardo.
I viaggi a notte fonda e le colonne sonore che casualmente sempre ci propone la radio, sono pozzi inesauribili di ispirazioni.
L’A1 diventa un po’ il nostro ufficio. Abbiamo sbrogliato, fumato e creato su quella strada diverse questioni profondamente esistenziali.
Soprattutto quando si arriva verso Parma – devo dire.
La volta scorsa l’avventura è stata particolarmente colorata: il colore arancione della spia del guasto al motore dell’auto mentre eravamo in partenza da Milano all’1 di notte e con la necessità assoluta di essere in Emilia entro la mattina. Insomma, quel pizzico di pepe che ha mantenuto alta la tensione senza necessità di caffè.
Fino a circa l’altezza di Piacenza; 2.30 del mattino.
Poi,
la radio, Radio Fiore, mai sentita, mai trovata prima – stamattina penso addirittura che probabilmente non esiste -, passa in successione:
– un pezzo di Neil Young da Harvest – che quando lo senti ti accorgi che è uno dei dischi perfetti da ascoltare in autostrada di notte
– la sigla di Lupin III, con quell’attacco straordinario di fisarmonica
– “Luna tu” di Nilla Pizzi, “Luna tu/Che conosci il tempo dell’eternità/e il sentiero stretto della verità/Fa più luce dentro questo cuore mio…”
– un pezzo strumentale dei Pink Floyd dai primi dischi
e, arrivati a casa sani e salvi, con la spia arancione sempre lì a guardarti, ma con più simpatia, il pezzo di chiusura mentre entro nel garage; l’apoteosi:
– “il mulinello della vita” di Castellina Pasi.
Tutto questo, solo per dire a chi ha pensato a quella playlist, a quell’uomo che si è preso cura di noi quella notte, beh, noi vorremmo conoscerti, invitarti a cena, abbracciarti stretto come si fa con gli amici pazzi.
Ti si vuole bene.
Grazie deejay!
PS: abbiamo scoperto dopo, grazie ad un commento di un ascoltatore attento – Andrea Borg – che anche Lupin III e il suo attacco di fisarmonica è stata scritta da Castellina-Paso (!)