Una citazione vi seppellirà. Cit.
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8 Gennaio 2016Si intuirà più avanti: non sono un esperto ascoltatore di musica cosiddetta “classica”, ma questa storia mi ha colpito parecchio e voglio raccontarla…
C’è una famosa composizione di Beethoven, che dà il titolo anche a un romanzo breve di Lev Tolstoj, e che si chiama: ‘Sonata a Kreutzer’. Sonata che ambienti accademici narrano come una delle più lunghe e difficili composizioni per violino di Beethoven; roba che al conservatorio te la devi sudare, insomma.
Ora, si sa senza essere degli esperti: con tutto il rispetto per la loro musica, di solito, le star musicali ottocentesche non è che brillassero per fantasia nei titoli; e infatti il nome “vero” di questa composizione è: “Sonata per pianoforte e violino in la maggiore n.9, op.47”, solo poi – prima particolarità – è stata sottotitolata da Beethoven: “Sonata a Kreutzer”.
Rodolphe Kreutzer pare fosse un famoso violinista che andava molto di moda nelle serate di Vienna dell’epoca, e Beethoven volle dedicarla a lui, dopo aver “scartato” un suo amico – George August Polgreen Bridgetower – a cui era inizialmente intitolata, pare per uno screzio amoroso per una donna fra i due.
La donna – il violino – è poi, in fondo in fondo, la protagonista principale di tutta questa storia e lo vedremo. Altro che Kreutzer, con tutto il rispetto.
Ma proviamo, con qualche elemento in più, a caratterizzarlo meglio, l’ascolto di questo brano che azzarderei a definire di ‘rock ottocentesco’.
La Sonata è composta interamente da un dialogo fra violino e pianoforte. Io, nella mia immaginazione musicale durante l’ascolto, li ho visualizzati in maniera grossolana, rispettivamente come la parte femminile, e la parte maschile.
Prima misteriosa stranezza: il violinista Kreutzer, a cui – come ho scritto – la composizione fu dedicata, non eseguì mai questa Sonata perché la considerava ‘”oltraggiosamente incomprensibile'”; e così pare la pensassero pure 99 musicisti parigini su 100 [fonte wikipedia].
Il brano è diviso in 3 movimenti (li si possono ascoltare e scaricare, singolarmente, su wikipedia). Il secondo e il terzo sono piacevoli, ma devo dire che non mi hanno colpito tanto: il secondo è molto vario, dal punto di vista musicale; sembra di percorrere una giornata di una famiglia felice: c’è la gioia, la leggerezza ottocentesca, tipicamente altezzosa, i pensieri nostalgici della sera, il riposo; il terzo, invece, è il meno intenso, secondo me: la rappresentazione di una festa con balli, scherzi, risse, e parole forti.
Mi ha molto colpito il primo movimento (forse influenzato anche dal racconto di Tolstoj, devo ammetterlo): la sua grossa carica erotica. Chiudendo gli occhi è facile immaginare vestiti ottocenteschi che volano via, inseguimenti attorno al letto, e risatine. Un brano davvero trasgressivo, considerata l’epoca in cui è stato composto, ed è per questo atteggiamento e approccio compositivo che lo definirei rock. Rock-Beethoven.
Appunto, poi, questo primo movimento viene citato all’interno del romanzo di Tolstoj, e ne ispira forse addirittura l’idea iniziale. Romanzo che Tolstoj scrisse tardivo, dopo la sua conversione al Cristianesimo. C’è al suo interno la gelosia, le passioni, considerazioni sull’alternanza delle energie misteriose e incontrollabili nell’uomo, animalesche e spirituali. Considerazioni che fanno trarre poi a Tolstoj una conclusione moralistica ‘monastica’, abbastanza forte, alla fine, in postfazione. Pare che l’idea per il romanzo, oltre che dall’ascolto della Sonata, Tolstoj la ebbe per una sua intensa gelosia nei confronti della moglie, Sòf’ja Andrèevna Bers, e della sua passione ‘platonica’ per un violinista [si legga qui il paragrafo: la sonata della discordia].
Comunque, ciò che per me è stato interessantissimo, ed è il motivo principale che mi ha spinto ad ascoltare con attenzione, e ad approfondire il brano, è questo breve ed intenso passaggio del romanzo, in cui Tolstoj descrive cosa è la Musica.
Ve lo propongo:
§
«Suonarono La sonata a Kreutzer di Beethoven. Conoscete il primo presto? Lo conoscete? – gridò – Oh! È una cosa terribile questa sonata. Soprattutto questa parte. In generale è una cosa terribile la musica. Che cos’è? Io non capisco. Cos’è la musica? Cosa fa? E perché fa ciò che fa? Dicono che la musica agisca sull’animo elevandolo; sciocchezze, non è vero! Agisce, agisce tremendamente, parlo di me stesso, ma non eleva affatto l’animo. Agisce non elevando o abbassando lo spirito, ma eccitandolo. Come spiegarvi? La musica mi costringe a dimenticare me stesso, la mia vera situazione, mi trasporta in un mondo non mio: sotto l’influenza della musica mi sembra di sentire ciò che, consciamente, non sento, capisco ciò che, altrimenti, non capisco, posso ciò che non posso. Me lo spiego con il fatto che la musica agisce come uno sbadiglio, una risata: non ho sonno, ma sbadiglio se guardo uno che sbadiglia; non ho motivo di ridere, ma rido se guardo uno che ride. La musica mi trasporta subito, immediatamente, nella stessa condizione d’animo in cui si trovava colui che l’ha scritta. Mi fondo spiritualmente con lui e con lui passo da uno stato d’animo all’altro: perché io lo faccia non lo so. Lui ha scritto La sonata a Kreutzer, cioè Beethoven, ed evidentemente sapeva perché si trovava in quello stato d’animo; quello stato d’animo lo spingeva a comportarsi in un certo modo e per lui quello stato d’animo aveva un senso, per me no. La musica eccita, ma non porta a una soluzione. Le marcette militari, per esempio, vengono suonate quando i soldati marciano e allora la musica ha un fine; se si suona un motivo ballabile e io ballo, la musica ha un fine; se uno canta a messa e io faccio la comunione, la musica ha ancora un fine; ma così è solo eccitamento e quello che bisogna fare durante questo eccitamento non c’è. È per questo che la musica a volte agisce così terribilmente e tremendamente. In Cina la musica è un affare di Stato. E così dovrebbe essere. Si può veramente ammettere che, chiunque voglia, possa ipnotizzare il primo uomo immorale che capita? Ed ecco quale terribile mezzo nelle mani di chi cadde. Questa Sonata a Kreutzer, il primo presto. Si può davvero suonare in un salotto, con signore che indossano abiti scollati, questo presto? Suonarlo e poi applaudire, mangiare un gelato e parlare dell’ultimo pettegolezzo? Queste cose si possono suonare solo in circostanze importanti, gravi, significative, quando occorre compiere delle azioni importanti, significative, adatte a questa musica. Suonare e fare ciò per cui è stata composta la musica. Ma quando né il tempo né il luogo si addicono al tipo di energia e di sentimenti che sono stati suscitati e che non hanno via di sfogo, l’effetto può essere solo fatale; su di me perlomeno tutto ciò agì terribilmente, fu come se davanti a me si aprissero dei sentimenti completamente nuovi, così mi parve, delle nuove possibilità di cui non sapevo nulla fino ad allora.
Tratto da: La Sonata a Kreutzer – Lev Tolsoj (cliccando sul link, potrete accedere a una versione gratuita del romanzo, in pdf)