Frammenti di dialoghi ritrovati in ampi spazi vuoti. Non continui.

– Sotto, sotto, quello che avviene è il più grande.
NOISE
– Dicono che lo spazio è solo rumore. Dicono che dialogo è una partita di ping pong. Dicono che uomini si diventa.
– Secondo me, Jacques, uomini si diventa, come bambini. Tutto ciò che si diventa, se ha una strada illuminata da entrambi i lati, è bene.
E dialogo è solo tagliare il collo dell’animale e vederne scorrere il sangue.
NOISE
– Quello che succede dentro mi interessa. Mi interessa non rispettare le gerarchie.
– Dov’è la tua voglia quando distilli gocce di piacere, Jacques? Dov’è il tuo coraggio, Jacques?
NOISE
– Sai cos’è l’abbandono, la fragilità umana, la fragranza? Questo conta.
– Conta cercare frequenze sottili, irrangiungibili: questo è il dialogo. Mandare il segnale dove vuoi farlo ascoltare. Sentire dove c’è lo spazio. Sentire quando essere invisibile. Aspettare il tempo, in mezzo al caos del ritmo.
NOISE
– Come fare? Come faremo, Jacques?
NOISE
– Il futuro di spettri. Palle di cannone. Capelli di Giuda. Navi alla deriva. Legni puzzolenti.
– Muovere caos fra il nulla e qualcosa di più: ciò ti salverà, Jacques. Ma tu non lo sai ancora, Jacques.

Un disco alla ricerca di zone di calore, in uno spazio freddo.
E una foto di copertina che ne vale il prezzo.

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