Storia immaginaria dei Cartoni Animati | “I PUFFI”, ovvero: Cartoni Animati e Distopie
19 Novembre 2021di Antonello Zap Palladino
Fra i cartoni “zen” d’eccellenza metto sicuramente la Pimpa, il cane con i pallini rossi.
Fra i cartoni “zen” d’eccellenza metto sicuramente la Pimpa, il cane con i pallini rossi.
Cartone animato italiano che nasce dalla penna del grande fumettista Francesco Tullio Altan, che pare creò il personaggio su richiesta di sua figlia piccola, Chicca. Nasce appunto in fumetto nel 1975 sul Corriere dei Piccoli e diventa cartone animato nel 1982.
Ora il genere spopola sui canali tematici – da Peppa Pig, Bing, ecc. – ma la Pimpa rimane uno dei primissimi cartoni animati, che io sappia, rivolto ad un pubblico di bambini molto piccoli (0-5 anni).
E come tutti i cartoni animati per bambini molto piccoli tende ad avere quindi una componente particolarmente “lisergica”, sia dal punto di vista grafico – i colori moolto saturi – sia nella struttura delle storie; se sei adulto, quindi: utilizzare con cautela.
I cartoni recenti che ho citato poco fa, e dedicati ai piccolissimi (Peppa Pig, Bing, ecc. – ne riparleremo) tendono a costruire storie sempre molto “funzionali”, moralistiche, soprattutto a voler spiegare (un po’ pallosamente, a dir la verità) ai bambini come si devono fare le cose elementari della vita. Nella Pimpa no, non c’è niente di tutto questo “utilitarismo”; c’è un’atmosfera di eterno presente, di dolce far niente, dove la noia casalinga si riempie sempre di straordinarie fantasie non-sense – meravigliosa, a questo proposito, la puntata: “Il pane fatto in casa”, in cui un panino parlante si mette a lievitare dormendo nel letto di Armando -; un’idea animista del mondo, in cui tutto parla: cose, animali, addirittura montagne. Ed ogni storia poi mantiene la sua confortevole circolarità: la Pimpa si sveglia, fa colazione con Armando (“Armandone” – padre o padrone?) sempre flemmatico, assiduo lettore di libri e giornali, e apparentemente distratto; distrazione che permette alla Pimpa di vivere con grande libertà le sue tranquille ma assurde avventure surreali, per poi ritornare a fine giornata nella consueta placidità domestica. Sono talmente presenti nelle trame del cartone le scene del risveglio, dei pisolini, del dormire, che ogni tanto viene il dubbio – anche ad Armando – che le incredibili avventure che la Pimpa racconta a fine giornata siano state vissute nel sogno. Ma la Pimpa ha sempre qualche ricordo o segno che può dimostrare la realtà dei suoi racconti.
Riguardo alla scelta del cane come personaggio principale, secondo me Altan prende in qualche modo spunto da un sua notevole idea giovanile: un meraviglioso fumetto intitolato “Trino”. Racconta la storia comica di un Dio che crea i pezzi di un mondo sempre più imperfetto, cercando ogni volta la soluzione ai problemi che nascono creazione dopo creazione. Alla fine dell’”Atto I” si trova a dover combattere le conseguenze della creazione delle pulci. Riuscirà a mettere una pezza al problema creando proprio il cane che, poverino, si prenderà addosso tutti i fastidiosissimi animaletti liberando così il mondo degli Dei.
E infine, consueta nota musicale: sentire il rilassante motivetto con sax e piano che apre ogni puntata della Pimpa fa entrare istantaneamente in quello stato di placida tranquilla utopia dell’infanzia di cui accennavamo. Attenzione, però, come suggerito all’inizio, a non esagerare troppo da adulti con le puntate della Pimpa; vanno “distillate”, come ogni profonda pratica zen: ci si potrebbe ritrovare in un mondo troppo “confortevole”, in una specie di bad-trip, proprio come nel famoso brano “Confortably Numb” dei Pink Floyd…
Si scherza
Alla prossima puntata!
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Riferimenti:
Riferimenti:
Il pane fatto in casa