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28 Novembre 2021di Antonello Zap Palladino
I Puffi (“Les Schtroumpfs“) sono strani, questo è certo (“gli strani ometti blu“). Un mix – a volte un po’ stucchevole (giudizio personale) – di ecologismo magico, politiche archeo-socialiste, funghi allucinogeni e maschilismo tribalista. Insomma, tentare una sintesi in un post di tutto quello che potrebbero essere i Puffi – e gli si è attribuito negli anni: nazisti, comunisti, massoni,… – è quasi impossibile, ma ci proveremo. Sempre a salti.
Creati nel 1958 dalla matita del fumettista belga Pierre Culliford, in arte Peyo, tradotti in tutto il mondo, attraverseranno un successo planetario che resiste ancora oggi. Un fenomeno pop potente.
Più che la storia, in questo caso, è divertente mettere a fuoco qualche punto della struttura del leggendario mondo distopico dei Puffi.
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IL MONDO DISTOPICO DEI PUFFI
Sono una tribù autosufficiente e sostanzialmente stanziale. Usano spostarsi infatti solo in prossimità del villaggio alla ricerca del loro unico sostentamento: le puff-bacche (pare in realtà che siano piante di salsapariglia). “Alti suppergiù due mele o poco più”, portano tutti – sempre – un berretto frigio in testa, bianco. Tutti lo portano bianco, tranne il capo della tribù – Grande Puffo – che lo porta rosso, come quello del famoso quadro-simbolo della Rivoluzione Francese “La libertà che guida il popolo”.
Sono una tribù autosufficiente e sostanzialmente stanziale. Usano spostarsi infatti solo in prossimità del villaggio alla ricerca del loro unico sostentamento: le puff-bacche (pare in realtà che siano piante di salsapariglia). “Alti suppergiù due mele o poco più”, portano tutti – sempre – un berretto frigio in testa, bianco. Tutti lo portano bianco, tranne il capo della tribù – Grande Puffo – che lo porta rosso, come quello del famoso quadro-simbolo della Rivoluzione Francese “La libertà che guida il popolo”.
In una mitica puntata (“Golosone Supergoloso”) si scopre che sotto il cappello sono pelati.
La struttura del villaggio – le cui case sono evidentemente della specie amanita muscaria, mitologico fungo allucinogeno presente in moltissima letteratura per l’infanzia, che forse ha anche ispirato i gelatai per il terribile gusto “puffo” dei gelati anni 90 – è particolarmente strana: sono tutti uomini, nessuno di loro ha un vero e proprio nome, ma vengono chiamati in base al lavoro che fanno, o a qualche particolarità del carattere. Tutti uomini tranne una, Puffetta, che storia vuole sia stata creata, nel suo laboratorio alchemico, dal terribile Mago Gargamella per poter controllare i Puffi. Nasce quindi cattiva, come elemento perturbante della vita del Villaggio, e viene poi resa “buona” grazie a una magia di Grande Puffo.
La struttura del villaggio – le cui case sono evidentemente della specie amanita muscaria, mitologico fungo allucinogeno presente in moltissima letteratura per l’infanzia, che forse ha anche ispirato i gelatai per il terribile gusto “puffo” dei gelati anni 90 – è particolarmente strana: sono tutti uomini, nessuno di loro ha un vero e proprio nome, ma vengono chiamati in base al lavoro che fanno, o a qualche particolarità del carattere. Tutti uomini tranne una, Puffetta, che storia vuole sia stata creata, nel suo laboratorio alchemico, dal terribile Mago Gargamella per poter controllare i Puffi. Nasce quindi cattiva, come elemento perturbante della vita del Villaggio, e viene poi resa “buona” grazie a una magia di Grande Puffo.
Gargamella è il mago cattivo, antagonista, indossa una tunica nera da prete e vuole catturare i Puffi per poterli mescolare nel suo calderone al sangue di drago e poter così ricavare la mitica pietra filosofale e trasformare il piombo in oro. Insomma, come accennavo all’inizio, di elementi strani ce ne sono parecchi. Aggiungiamo il fatto che Peyo ha attraversato in pieno, da giovane belga, il periodo della Seconda Guerra Mondiale con tutti i suoi strascichi simbolici e immaginari, e da qui nascono anche una serie di interpretazioni – semi-serie e/o semi-assurde, con tanto di ricca letteratura al seguito – che vedono i Puffi come rappresentazione del socialismo russo (Grande Puffo con il cappello rosso e la barba bianca sarebbe Marx; Quattrocchi, l’alter-ego di Grande Puffo nel villaggio, sarebbe Trotsky; Gargamella e la sua fame di denaro sarebbe il mondo capitalista,…), o del nazismo (il villaggio ideale di razza ariana senza nessuna mescolanza; Gargamella come l’ebreo cattivo; le utopie ecologiche estreme). Vere o no queste storie, fatto sta che a riguardare alcuni degli episodi, e a sentire la sigla cantata da Cristina D’Avena – “I Puffi sanno” – un po’ di retrogusto stucchevole, come accennavo all’inizio, rispetto alla Puff-visione del mondo rimane.
“I Puffi sanno rispettare / La natura e quello che ci dà / Stanno attenti sai a non strappare proprio mai / I fiori e tutto il verde che nel bosco c’è / Come i Puffi noi dobbiamo fare / Basta un po’ di buona volontà / Tutto cambierà, la nostra terra guarirà / Così ancor più sereni poi saremo noi”. Sembra un comizio del PD particolarmente attuale.
Che palle!
Alla prossima puntata!
EXTRA: I PUFFI E LA MUSICA
Ah, a proposito di musica, che nel cartone è molto presente, pare ci siano vari riferimenti a grandi compositori classici, soprattutto a Mussorgsky: “Pictures at an exhibition“, da cui sarebbe tratto il motivetto che accompagna il cartone e che spesso canticchiano anche i Puffi.
Ciao ciao.
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RIFERIMENTI:
“Golosone Supergoloso” – la mitica puntata in cui si scopre che sotto il cappello i Puffi non hanno i capelli:
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Mussorgsky: “Pictures at an exhibition“, da cui sarebbe tratto il motivetto che accompagna il cartone e che spesso canticchiano anche i Puffi e pare molti altri jingle che accompagnano le avventure.
1 Comment
In questo tempo di mortifera tecnocrazia e di crescente umana arroganza: dove con empietà e noncuranza noi uomini stiamo provocando la sesta estinzione dì massa del pianeta Terra.
Con un’unanimità che in cento anni è quasi decuplicata, passando da uno a otto miliardi di individui, mantenendo però purtroppo inalterati i propri livelli di immaturità, incoscienza ed irresponsabilità!
C’è assoluta necessità ed urgenza di favole, simboli e metafore, ecologiste ed ambientaliste, come e più di quella dei Puffi, con cui provare a ispirare il fiorire di una più sana, olistica ed integrale, coscienza ecologista nelle nuove generazioni.
Altroché stucchevole!