DENTRO IL LUPO #6
15 Luglio 2019Il Sogno – Intervista con Marie-Louise Von Franz
24 Luglio 2019VOLO ERGO SUM #7
Rubrica sul Sogno Lucido a cura di Roberto Brancati | Multimedia a cura di Antonello “Zappatore” Palladino
(continua)
Tenere allenata la volontà!
La rende ferma. E dinamica.
Allo stesso tempo.
Il Volere è una funzione psichica molto fragile. Almeno finché non la stabilizziamo. Affinché questa si strutturi serve una costante ginnastica che purtroppo, nella società di oggi, la società dei grandi numeri, non sempre ci è permessa. Tanto meno ci viene insegnata.
Se Voglio…
La trappola nella quale cadiamo troppo spesso è la rinuncia all’esercizio della volontà a causa di questo aggressivo virus mentale che possiamo chiamare deprivazione volitiva. In molti siamo infatti (stati) convinti, nel profondo dei nostri cuori generosi, che se vogliamo-meritiamo-guadagniamo vantaggi e ricchezze dalla vita, queste ci saranno concesse a discapito di qualcun altro che quindi, per colpa nostra, vivrà nell’indigenza, nella povertà, nella mancanza.
L’idea malsana poc’anzi espressa è riassunta in quel programma educativo che, dai due anni di età circa – ovvero da quando siamo in grado di esprimerci con quegli utensili del pensiero attuativo che sono le parole – ci viene amorevolmente installato nella mente dai nostri precettori allorché usiamo, nella stessa frase, il pronome io e il verbo volere al presente indicativo, ovvero: io voglio.
Che programmi hai?
Il programma in oggetto, celebre e nefasto, definisce che “l’Erba Voglio non cresce neanche nel giardino del re.” E se non cresce nei fertili campi di un Sovrano, “figuriamoci se può germinare nel tuo, stupido moccioso!“, aggiungerei.
Amaramente.
La tesi dell’accusa, l’alibi morale, dice pressappoco così: “Cosa succederebbe se tutti volessero? Semplice: non basterebbe tutto l’oro del mondo ad accontentarli!“.
All’arme!
Avrete certamente notato che quindi, non appena viene pronunciata dal bambino la formula magica dell’Ego Volo (lat. io voglio), scattano all’indirizzo del piccolo trasgressore le guardie reali armate di sacro fuoco e delle migliori intenzioni comunitarie tese a proteggere l’infante dalle sicure sofferenze a cui andrà in contro se non imparerà immediatamente a stare al proprio posto, se non saprà togliersi in fretta dalla testa l’idea che, in questa grande famiglia di adulti, anche lui potrebbe volere.
Lacrime divine
E così è meglio evitare, di volere.
Già.
Perché quando tu vuoi metti in moto un generatore di energia che liquefà ogni regola non sostenuta da adeguate motivazioni, da spiegazioni comprensibili anche ad un bambino. Per far fronte con onestà alle domande che sorgono quando cominci a crescere anche con il ragionamento, non ti bastano più risposte trancianti tipo “perché no!” oppure “…perché sennò Gesù piange“.
Quando siamo bambini non esiste la reputazione, l’etichetta non ha alcun valido motivo, le buone maniere sono un accessorio ingombrante e sgradevole perché ad esse bisogna sacrificare la gran parte delle spontaneità più genuine e solari.
XI comandamento: non volere.
Voi stessi avrete magari ripreso (di certo a fin di bene) quel bimbo che, imparando ad affermare la propria meravigliosa unicità, ha espresso senza mezzi termini il suo desiderio al grande cielo che, sconfinato, accoglie i piccoli, i grandi e la Natura tutta: Io Voglio!
Sembra indispensabile qui distinguere l’uso del verbo volere in modalità introversa (io voglio migliorare) da quella estroversa (io voglio quel maglione giallo).
Oltre alla distinzione, diventa però difficile per l’adulto di riferimento arginare l’esondazione energetica prodotta nel bambino dalla coltivazione della volontà: proprio perché a sua volta l’adulto è stato educato alla deprivazione volitiva; e inoltre perché quest’ultimo si ritrova incatenato nel sofisticato meccanismo di auto-contenimento che è il vivere comune. Così, il grande di turno si sente in dovere di reprime sul nascere questa agricoltura celeste, prima che l’erba voglio del piccolo uomo cresca nel suo giardino reale.
E cosi ci troviamo a non volere più: né dentro né fuori!
Problema
In sogno però si continua a volere.
Eccome.
Per questo certi sogni spontanei vengono insabbiati nel proibito e nell’illecito. Ma questi, grazie al dio! (Asclepio), tornano a sconvolgere la stasi delle nostre notti. Il sogno è quindi una palestra di volontà, luogo privilegiato dove incontrare desideri e disgusto allo stato puro, senza la censura del bon ton sociale: angolo prezioso di libertà, da proteggere e coltivare.
Il sogno lucido, quintessenza onirica, è quell’ambiente straordinario in cui, seppur mentre dormi, la tua volontà e la sua attuazione coincidono. Se però i muscoli del tuo corpo di sogno non sono più che tonici, ti sarà ben difficile mantenere il dolce sforzo di vedere-sentire esauditi in tempo reale i tuoi comandi sulla realtà onirica. Ma questo accade non solo nella vita in sogno: come abbiamo visto, se instauriamo tra essi un dialogo autentico, per specularità il sogno e la veglia permettono le medesime esperienze e scoperte.
Buon Volo
Se hai prestato attenzione, avrai notato, tra i battiti d’ali di questo nostro amichevole volo onirico, un suggerimento su come gestire quello che, nella tua realtà di veglia, ti sei accorto di volere. O di non volere.
Andiamo avanti, quindi. Sei pronto? Sei pronta?
Bene. Sia fatta la tua Volontà.
つづく
(continua)