Donatella Caprioglio – I bambini nei momenti di emergenza
23 Marzo 2020DiscoRacconto | Ballads for two – Chet Baker, Wolfgang Lackerschmit
13 Aprile 2020a cura di Antonello “Zappatore” Palladino
«Chissà perché quando i fiori finti sono bellissimi tutti dicono:
Che belli, sembrano veri. E poi quando vedono dei fiori veri dicono Che belli sembrano finti dice Pinocchio.
È come il cinema, è finto però sembra vero.»
Silvano Agosti l’ho sempre messo fra i mistici.
Lo intervistammo la prima volta nel 2014, a San Marino, durante il festival “Arte e Spirito”. Eravamo in un angolino di un vecchio teatro all’aperto, era mattina e c’era un bellissimo sole d’estate, e la prima cosa che lui ci disse guardandoci fisso e tenero negli occhi fu: «io non accetto mai di fare delle interviste registrate, perché poi me le tagliano sempre, ma di voi mi fido». Ci conoscevamo da un minuto; chiaramente, di quell’intervista non tagliammo niente.
Decidemmo poi di montarla insieme a quella fatta a Franco Battiato, in una giornata praticamente miracolosa, in cui potemmo intervistare alcuni pilastri della metafisica lupacchiotta che sarà. (Il documento di quella giornata puoi riascoltarlo qui.)
Io non ho mai voluto riascoltare quelle parole, temo di vergognarmi troppo: eravamo all’inizio della nostra avventura radiofonica; non avevamo praticamente domande e scalette pronte e ci trovavamo così, un po’ alla sprovvista, di fronte a giganti. Ricordo però chiaramente la meraviglia, la profondità e gli occhiali da sole di Franco Battiato. Tanto mi basta.
Silvano – dicevo – l’ho sempre considerato un mistico. Le cose che lui ripete da anni, potrebbero essere definite un’utopia. E il pregio e il difetto delle utopie è sempre che galleggiano sospese nell’aria. Però, io ricordo gli occhi di Silvano durante l’intervista e ricordo la precisa sensazione di profondità e fermezza allo stesso tempo, del suo sguardo. Il suo guardare le cose è più vicino alla Visione che all’Utopia. La Kirghisia.
Ed è vero quando lui dice di ascoltare sempre quello che racconta come se fosse la prima volta (che è, fra l’altro, proprio una delle caratteristiche dei mistici), anche se poi quello che dice è una teoria che ripete da anni. C’è una sincerità tremenda nei suo modi.
Questa cosa è evidente, se ti capiterà di guardare alcuni suoi lavori cinematografici – dove secondo me Silvano ha espresso al meglio la sua arte. Perché, nello sguardo dietro la telecamera, c’è condensato tutto il suo modo semplice, diretto, selvaggio, bambino, di guardare il mondo.
Ce ne sono due in particolare che consiglio:
sono entrambi documenti eccezionali.
Nel primo Silvano racconta alcuni momenti che lui dice di avere ripreso quasi “per caso” dell’ashram di Bhagwan Shree Rajneesh, divenuto poi famosissimo in occidente come Osho.
Nel secondo intervista invece Indira Gandhi, importantissima politica indiana, morta assassinata all’inizio degli anni ’80, a cui – anche qui sembra incredibile, considerando la portata del personaggio storico – lui racconta di essere arrivato con una facilità estrema. In questo documentario secondo me basta ascoltare le domande di Silvano, per capire tutto quello che ho scritto finora: dirette, semplici, alcune quasi infantili. È una vera e propria lezione sul domandare, sul chiedere, tanto utile in questo periodo.
Di questa e di tante altre cose, ne abbiamo parlato ieri sera, 10 aprile 2020, rigorosamente in diretta come piace a lui, in una vigilia di una Pasqua strana, chiusi in casa in piena quarantena da virus.
Qui sotto puoi riascoltare quello che è successo e quello che ci siamo detti:
2 Comments
Perché quando un amore finisce vuol dire che non è mai esistito?
L’ Amore allora non finisce mai?
Grazie Silvano, mi hai tolto alcune “catene” che la società ci mette per suo distorto moralismo. Frequentare poco o tardi la scuola evita di farsi “imbrogliare” dalle parole altrui.