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16 Ottobre 2013Ègira
Occidente, Nord e Sud
a pezzi, troni in briciole
regni in bilico. Fuggi
nel puro Oriente, assaggia
l’aria dei Patriarchi!
Fra canti, amore e vini
ritornerai ragazzo
nella fonte di Chiser
(W. Goethe “Divano occidentale orientale”)
Alzandoci e sedendoci dal mobile che in tante case ha il posto centrale; che nelle famiglie è conteso tra moglie, marito e figli; che in certe case di campagna veniva spesso ricoperto di plastica trasparente perché rimanesse intatto il suo originario splendore; che accoglie chi schiaccia il pisolino pomeridiano prima di tornare al lavoro; che concilia il sonno notturno alla sera, davanti alla tivù, sonno pronto a sparire non appena si prende il coraggio di alzarsi da lui per andare a letto, ebbene, alzandoci e sedendoci dal divano è difficile che ci venga in mente che questo “pezzo d’arredamento” arriva a noi in piume d’oca, molle e rivestimento anti-macchia dall’antica Persia per mezzo degli arabi. Il nostro moderno divano sia come seduta che come parola giunge infatti dal mondo ottomano, per effetto di tutta una serie di traslazioni di senso. In persiano la parola dīwān indicava i registri amministrativi o le raccolte di atti dei visir, dei califfi e dei ministri del sultano turco-ottomano. Da da raccolta di atti è passato a significare anche raccolta di poesie, prima nella letteratura araba, e poi anche in altre letterature del mondo islamico come quella turca e persiana ( il “Canzoniere” o “Divān” di Hafiz, “il conservatore”, pseudonimo di Shams al-Dīn Muhammad, poeta persiano e mistico sufi vissuto nel XIV secolo). Goethe fu molto attratto dal mondo islamico e studiò lungamente il Corano anche se, da un certo punto in avanti solo come opera letteraria, per essersi imbattuto in aspetti della religione di Maometto incompatibili con la sua sensibilità. Sulla scorta di questa passione per la filosofia, la poesia e le suggestioni orientali, Goethe scrisse tra il 1814 e il 1827 il suo canzoniere, da lui stesso definito “contemplazione serena della mobile attività terrena, che si ripete a spirale , inclinazione che ondeggia tra due mondi, tutto il reale spiegato e risolto nel simbolo”. Bene e allora, come fa il divano a trasformarsi da registro a raccolta di poesie in strumento di relax casalingo? Il passaggio è semplice: nelle sale dove i funzionari ottomani si riunivano per prendere le loro decisioni, erano presenti delle sedute con cuscini. Fu così che il seggio prese il nome del prodotto dei consessi che ivi si celebravano, rimanendo, nel suono pressoché invariato. In francese, spagnolo e italiano divano di si dice più o meno allo stesso modo: divàn in francese e spagnolo, divã in portoghese. Insomma, il divano è rimasto persiano in molte lingue della civiltà occidentale. Ma è forse quanto di più occidentale esista, soprattuto a causa del suo lungo sodalizio con la televisione. Parola di Homer Simpson.