Dialogo tra un omino ed una fanciulla
5 Ottobre 2013L’ottavo giorno
10 Ottobre 2013L’intervallo è lo spazio fra due suoni.
In quello spazio accadono un sacco di storie.
Occidentale Orientati!
Caro Nauta,
se ti interessa approfondire la Presenza durante l’ascolto musicale ed indagare la musica come potenziale strumento evolutivo, ti consiglio di leggere un testo molto prezioso: Il suono ritrovato – Gli intervalli musicali, una via pratica di autoconoscenza di Sergio Motolese (che potete acquistare richiedendo informazioni a questa pagina qui); libro di cui abbiamo accennato nell’ultima puntata radiofonica del Lupo e Contadino: Occidentale Orientati! (Che puoi ascoltare cliccando play in alto a destra),
Peccato che l’esperimento di ascolto, è saltato con simpatia: volevamo proporre in diretta, un estratto di musica indiana e di musica gregoriana, e provare a sentire, da un punto di vista diverso, le loro affinità e differenze. Ma, per uno scherzo dei numeri e, con una perfetta metafora musicale, pensavamo di aver caricato in scaletta i brani giusti associati al numero di traccia del cd e invece; e invece è partito un pezzo di Mozart (puoi ascoltare la simpatica scenetta più o meno a metà puntata). Il signor Wolfgang, proprio lui, quello che è stato ridotto a un subliminale: “sottofondo per aumentare il Quoziente Intellettivo”; ci bussa e fa: la musica non la puoi trattare solo con i numeri, fesso, non la puoi sezionare nota per nota, ma devi stare nel flusso. E’ un’arte che ha un rapporto con il tempo così fottutamente stretto, che Cronos è lì lì, sempre pronto a divorarti. Ci devi mettere il Cuore, ci devi mettere l’Anima. E, se ascolti le note una per una, o se ti fissi solo sopra le parole, ti perdi un pò il flusso.
Beh, allora, ecco qua, con calma l’estratto da: “Il suono ritrovato”, su differenze a livello di coscienza fra musica indiana e gregoriana.
In basso, poi trovate i due famosi estratti dal cd di pratica del libro, per praticare l’ascolto.
La presenza nella musica Indiana e nella musica Gregoriana
La maggiore o minore presenza dell’autocoscienza la troviamo espressa in particolare nel diverso modo di eseguire gli intervalli musicali; nel Gregoriano essi sono netti, ottenuti con un salto preciso, affinchè il vuoto fra le note risuoni nell’anima, mentre nella musica indiana sovente si scivola tra le note attraverso ornamenti che quasi nascondono il vuoto fra le note.
Anche il Gregoriano contiene molte fioriture ornamentali e ripetizioni che ricordano a volte proprio i mantra, ma l’intenzione con cui sono stati creati si percepisce essere diversa, e resta comunque immutato lo stacco fra le singole note.
Nella musica indiana si cerca di annullare l’Io e di contattare il Divino quasi sciogliendosi nel suo mondo; nel Gregoriano il concetto è più autocosciente, si percepisce che avvenuto qualcosa nell’evoluzione, vi è una maggior presenza dell’individuo.
Tratto da: Il suono ritrovato – Sergio Motolese
Per altri approfondimenti, link consigliato: http://www.sonofmarketing.it/carillon-mantrici/ sul tema: mantra indiani vs. “mantra” occidentali.