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y a Mí buscarme has en tíGiovanni Della Croce
Estratto da due conferenze del 1928 sullo stesso tema: Immaginazione, Ispirazione ed Evasione, di Federico Garcia Lorca.
Originale spagnolo tratto dal sito federicogarcialorca.net
Immaginazione, Ispirazione ed Evasione
Conferenza di Federico Garcia Lorca
Traduzione Italiana:
I
…i tre gradi, le tre tappe che cerca e percorre tutta l’opera d’arte vera, tutta la storia letteraria, nella sua ruota di rifinitura per ricominciare e ogni poeta consapevole del tesoro che gestisce per grazia di Dio…
So perfettamente le difficoltà che questo tema presenta, e non intendo quindi definire, ma sottolineare; non voglio delineare, ma suggerire.
La missione del poeta è questa: animare, nel suo esatto senso: dare anima… Ma non chiedetemi del vero e del falso, perché la “verità poetica” è un’espressione che cambia cambiando il suo dire. Ciò che è luce in Dante, può essere bruttezza in Mallarmé. […] Cioè, dobbiamo cercare, con sforzo e virtù, la poesia, perché questa ci sia consegnata. Abbiamo bisogno di dimenticare completamente la poesia affinché questa cada nuda nelle nostre braccia. L’attenzione poetica ed il popolo. Ciò che la poesia non ammette in alcun modo è l’indifferenza. L’indifferenza è la poltrona del demonio; ma è lei che parla per le strade con un grottesco vestito di sufficienza e cultura”.
Il conferenziere analizza in primo luogo il suo concetto di “immaginazione” e la sua funzione nel campo artistico. Dice:
Per me l’immaginazione è sinonimo di attitudine alla scoperta. Immaginare, scoprire, portare il nostro poco di luce alla penombra vivente dove ci sono tutte le infinite possibilità, forme e numeri. L’immaginazione fissa e dà vita chiara a frammenti della realtà invisibile dove l’uomo si muove.
La figlia diretta dell’immaginazione è la metafora, nata a volte a colpo rapido di intuizione, illuminata dalla lenta angoscia del presentimento.
Ma l’immaginazione è limitata dalla realtà: non si può immaginare quello che non esiste; ha bisogno di oggetti, paesaggi, numeri, pianeti, e si rendono precise le relazioni tra loro all’interno della logica più pura. Non si può saltare nell’abisso né prescindere dai termini reali. L’Immaginazione ha orizzonti, vuole disegnare e concretizzare tutto ciò che abbraccia.
L’immaginazione poetica viaggia e trasforma le cose, dà loro senso più puro e definisce relazioni che non si sospettavano; ma sempre, sempre, opera sui fatti della realtà più netta e precisa. È nella nostra logica umana, controllata dalla ragione, da cui non può staccarsi. Il vostro modo speciale di generare ha bisogno dell’ordine e del limite. È l’immaginazione che ha inventato i quattro punti cardinali, quella che ha scoperto le cause intermedie delle cose; ma non ha mai potuto abbandonare le sue mani sui carboni senza logica né senso dove si muove invece l’ “ispirazione” libera e senza catene. L’immaginazione è il primo gradino e la base di ogni poesia… Il poeta costruisce con essa una torre contro gli elementi e contro il mistero. È irreprensibile, ordina e viene ascoltato. Ma gli sfuggono quasi sempre gli uccelli migliori e le luci più scintillanti. È difficile che un poeta immaginativo puro (chiamiamolo così) produca emozioni intense con la sua poesia. Emozioni poetiche, naturalmente; non può produrre con la tecnica del verso quella tipica emozione musicale del romantico, che è quasi sempre separata dal senso spirituale e profondo del poeta puro. Non può produrre un’emozione poetica, vergine, incontrollata, senza pareti, poesia rotonda con le sue leggi appena create per lei, certamente no.
L’immaginazione è povera, e l’ispirazione poetica è molto di più. La realtà visibile, i fatti del mondo e del corpo umano sono molto più pieni di sfumature, sono più poetici di quello che lei scopre.
Questo si nota molte volte tra la lotta tra la realtà scientifica e il mito immaginativo, nella quale vince, grazie a Dio, la scienza, molto più lirica delle teogonie.
L’immaginazione degli uomini ha inventato i giganti per addossare loro la costruzione delle grandi grotte o città incantate. La realtà ha poi insegnato che queste grandi grotte sono fatte dalla goccia dell’acqua paziente ed eterna. In questo caso, come in molti altri, vince la realtà. È più bello l’istinto della goccia d’acqua che la mano del gigante. La verità reale batte l’immaginazione in poesia, cioè l’immaginazione stessa scopre la sua povertà. L’immaginazione era al punto logico nel dare ai giganti ciò che sembrava opera di giganti; ma la realtà scientifica, poetica in estremo e fuori dell’ambito logico, metteva nelle gocce pulite dell’acqua perenne la sua verità. Perché è molto più bello che una grotta sia un misterioso capriccio dell’acqua incatenata a leggi eterne che il capriccio di dei giganti che non hanno più senso di quello di una spiegazione.
Il poeta cammina sempre per la sua immaginazione, limitato da lei. E lei sa che il suo senso immaginativo è capace di intrattenimento; che una ginnastica dell’immaginazione può arricchirla, ingrandire le sue antenne di luce e di onde radio. […]
Sente il fluire dei grandi fiumi; fino alla sua fronte arriva la freschezza dei giunchi che si muovono “da nessuna parte”. Vuole sentire il dialogo degli insetti sotto i rami incredibili. Vuole penetrare nella musica della corrente della linfa nel silenzio oscuro dei grandi tronchi. Vuole capire l’alfabeto morse che parla al cuore della ragazza addormentata.
Vuole. Tutti vogliamo. Ma non può. Poiché, nel cercare di esprimere la verità poetica di uno di questi motivi, dovrà necessariamente attingere da sentimenti umani, si avvarrà di sensazioni che ha visto e sentito, farà ricorso ad analogie plastiche che non avranno mai un valore espressivo adeguato. Perché l’immaginazione da sola non arriva mai a quelle profondità.
Finché non pretende di liberarsi del mondo può il poeta vivere contento nella sua povertà dorata. Tutte le retoriche e le scuole poetiche dell’Universo, dagli schemi giapponesi, hanno una bel guardaroba di soli, lune, gigli, specchi e nubi malinconiche ad uso di tutte le intelligenze e latitudini.
Ma il poeta non vuole liberarsi del campo immaginativo, non vivere esclusivamente dell’immagine che producono gli oggetti reali, smettere di sognare e smettere di volere. Quando non vuole più, ama. Passa dall’immaginazione, che è un fatto dell’anima, alle “ispirazione”, che è uno stato dell’anima. Passa dall’analisi alla fede. Qui le cose sono già perché sì, senza effetto né causa spiegabile. Non ci sono più termini né limiti, ammirevole libertà.
Così come l’immaginazione poetica ha una logica umana, l’ispirazione poetica ha una logica poetica. Non serve più la tecnica acquisita, non c’è nessun postulato estetico su cui operare; e come l’immaginazione è una scoperta, l’ispirazione è un dono, un ineffabile dono.
Fa poi il conferenziere un’analisi approfondita della meccanica dell’ispirazione chiarendo con esempi i due concetti precedenti esposti.
Per poi analizzare il “fatto poetico” che l’ispirazione scopre, fatto con vita propria, leggi inedite e che, secondo il conferenziere, rompe con ogni centro logico. Poesia in sé piena di un ordine e di un’armonia esclusivamente poetici. Le ultime generazioni di poeti si preoccupano di ridurre la poesia alla creazione del fatto poetico e di seguire le regole che questo stesso impone, senza ascoltare la voce del ragionamento logico né l’equilibrio dell’immaginazione. Intende liberare la poesia non solo dall’aneddoto, ma dall’enigma dell’immagine e dei piani della realtà, il che equivale a portare la poesia ad un ultimo piano di purezza e semplicità. Si tratta di una realtà diversa, fare un salto in mondi di emozioni vergini, tingere le poesie di un sentimento planetario. ” Evasione” della realtà sul cammino del sonno, sul cammino del subconscio, sul cammino che detta un fatto insolito che dona l’ispirazione.
Il poema evaso dalla realtà immaginativa si sottrae ai dettami di brutto e bello come si intende ora ed entra in una stupefacente realtà poetica, a volte piena di tenerezza e a volte della crudeltà più penetrante.
Presenta alcuni esempi di problemi elusi e applica infine i tre concetti, base della conferenza, ad alcune scuole classiche e alle principali correnti dell’estetica europea contemporanea, anche le più moderne, giungendo alla conclusione che ogni arte che persegue la purezza si rifugia in ultima analisi nella poesia, fenomeno molto tipico, secondo il conferenziere, dei nostri giorni, in cui tutte le arti assumono un’espressione e una sfumatura prevalentemente poetici.
Il signor Garcia Lorca ha ascoltato calorosi applausi.
II
Il poeta Federico Garcia Lorca ha iniziato così:
L’architetto Corbusier ha detto in un incontro alla Residenza degli Studenti che quello che più gli era piaciuto della Spagna era la frase di “dare una stoccata”, perché esprimeva l’intenzione profonda di andare dritti al tema e la voglia di dominarlo rapidamente, senza fermarsi agli accessori decorativi.
Anch’io, aggiungo, sono favorevole a questa posizione della “stoccata”, anche se, naturalmente, non è una stoccata di pura agilità. Il toro, (il tema) è davanti e bisogna ucciderlo. […]
Poi sostiene che quasi ogni arte ha la sua base più salda nell’immaginazione, sinonimo di attitudine alla scoperta.
Non credo nell’artista seduto, ma nell’artista che cammina. La figlia diretta dell’immaginazione è la metafora. La figlia legittima e logica, nata molte volte con il colpo rapido dell’intuizione e con la lenta angoscia del presentimento. L’immaginazione è limitata dalla realtà. Non si può immaginare ciò che non esiste in alcun modo. Ci vogliono oggetti, paesaggi, numeri, pianeti, e si rendono precise le relazioni tra loro all’interno della logica più pura. L’immaginazione ha orizzonti, vuole disegnare e concretizzare tutto ciò che abbraccia. Vola l’immaginazione sulla ragione come il profumo del fiore sul fiore stesso senza staccarsi dai petali, seguendo i movimenti della brezza; ma sempre appoggiato al centro ineffabile della sua origine.
È difficile che un puro poeta immaginativo, chiamiamolo così, produca emozioni intense con la sua poesia, ragionata tutta. Emozioni poetiche, certamente no. Può produrre con la tecnica del verso e la maestria verbale quella tipica emozione musicale dei romantici, staccata quasi sempre dal senso spirituale e profondo del poema puro.
Il poeta fissa la differenza tra la realtà visibile e l’immaginazione, e sottolinea il superamento di valori di quella con bei esempi tra la realtà scientifica e il mito immaginativo.
Parla dell’ispirazione e racconta che come l’immaginazione poetica ha una logica umana l’ispirazione poetica ha una logica poetica. L’ispirazione è uno stato di fede in mezzo all’umiltà più assoluta. Occorre una fede forte nella poesia; bisogna saper respingere con veemenza ogni tentazione di essere impegnati. L’ispirazione colpisce molte volte l’intelligenza e l’ordine naturale delle cose. Bisogna guardare con occhi di bambino e chiedere la luna. Bisogna chiedere la luna e credere di poterla mettere in mano.
L’immaginazione attacca il soggetto furiosamente dappertutto e l’ispirazione lo riceve improvvisamente e lo avvolge nella luce improvvisa e palpitante, come quei grandi fiori carnivori che rinchiudono l’ape tremulo di paura e la dissolvono nel succo acido che sudano i suoi petali immigrati.
L’immaginazione è intelligente, ordinata e bilanciata. L’ispirazione è incongruente a volte, non conosce l’uomo e mette molte volte un verme lirico negli occhi chiari della nostra musa. Perché vuole. Senza che noi possiamo capire. L’immaginazione prende e dà un ambiente poetico e l’ispirazione inventa il fatto poetico.
A questo punto, Garcia Lorca fa fiammeggiare davanti al suo auditorium, auditorium sottomesso, vinto dall’amenità del poeta, vivi e originali esempi di “fatto poetico”.
Il fatto poetico non si può controllare con niente. Bisogna accettarlo come si accetta la pioggia di stelle. Ma rallegriamoci-aggiungiamo-che la poesia possa fuoriuscire, evadere, dalle grinfie fredde del ragionamento.
Questa fuga poetica può essere fatta in molti modi. Il surrealismo impiega il sonno e la sua logica per fuggire. Nel mondo dei sogni, si trovano indubbiamente norme poetiche di vera emozione. Ma questa evasione per mezzo del sonno o del subconscio è, anche se molto pura, poco chiara. Noi latini vogliamo profili e mistero visibile. Forma e sensualità.
Definisce il dissertante ciò che intende per poesia evasa, l’influenza dell’ironia nella poetica, con Heine in testa, e cita come tipo di poeta immaginativo Góngora, e come ispirato, san Giovanni della Croce.
Conclude Garcia Lorca la sua interessante lezione sulle nuove estetiche con queste parole:
Questo è il mio punto di vista attuale sulla poesia che coltivo. Attuale, perché è di oggi. Non so domani che cosa penserò. Come autentico poeta che sono e sarò fino alla mia morte, non smetterò di colpirmi con la disciplina in attesa del flusso di sangue verde o giallo che necessariamente e per fede un giorno sorgerà il mio corpo. Tutto tranne stare fermo alla finestra guardando lo stesso paesaggio. La luce del poeta è la contraddizione. Non ho certo preteso di convincere nessuno. Sarebbe indegno della poesia se adottassi questa posizione. La poesia non vuole adepti, ma amanti. Mette rami di rovo e ricci di vetro per far ferire dal suo amore le mani che la cercano.
Il poeta è stato molto applaudito
(1928)
Imaginación, Inspiración, Evasión
I
O sea —dijo el conferenciante al iniciar su discurso— los tres grados, las tres etapas que busca y recorre toda la obra de arte verdadera, toda la historia literaria, en su rueda de finar para volver a empezar y todo poeta consciente del tesoro que maneja por la gracia de Dios…
Sé perfectamente las dificultades que este tema tiene, y no pretendo, por tanto, definir, sino subrayar; no quiero dibujar, sino sugerir. La misión del poeta es esta: animar, en su exacto sentido: dar alma… Pero no me preguntéis por lo verdadero y lo falso, porque la “verdad poética” es una expresión que cambia al mudar su enunciado. Lo que es luz en el Dante, puede ser fealdad en Mallarmé. Y desde luego, ya es sabido por todo el mundo que la poesía se ama. Nadie diga esto es oscuro, porque la poesía es clara. Es decir, necesitamos buscar, “con esfuerzo y virtud, a la poesía, para que esta se nos entregue. Necesitamos haber olvidado por completo la poesía para que esta caiga desnuda en nuestros brazos. El vigía poético y el pueblo. Lo que no admite de ningún modo la poesía es la indiferencia. La indiferencia es el sillón del demonio; pero ella es la que habla en las calles con un grotesco vestido de suficiencia y cultura”.
Analiza el conferenciante en primer lugar su concepto de la “imaginación” y su función en el terreno artístico. Dice:
Para mí la imaginación es sinónima de aptitud para el descubrimiento. Imaginar, descubrir, llevar nuestro poco de luz a la penumbra viva donde existen todas las infinitas posibilidades, formas y números. La imaginación fija y da vida clara a fragmentos de la realidad invisible donde se mueve el hombre.
La hija directa de la “imaginación” es la metáfora, nacida a veces a golpe rápido de intuición, alumbrada por la lenta angustia del presentimiento.
Pero la imaginación está limitada por la realidad: no se puede imaginar lo que no existe; necesita de objetos, paisajes, números, planetas, y se hacen precisas las relaciones entre ellos dentro de la lógica más pura. No se puede saltar al abismo ni prescindir de los términos reales. La Imaginación tiene horizontes, quiere dibujar y concretar todo lo que abarca.
La imaginación poética viaja y transforma las cosas, les da su sentido más puro y define relaciones que no se sospechaban; pero siempre, siempre, siempre opera sobre hechos de la realidad más neta y precisa. Está dentro de nuestra lógica humana, controlada por la razón, de la que no puede desprenderse. Su manera especial de crear necesita del orden y del límite. La imaginación es la que ha inventado los cuatro puntos cardinales, la que ha descubierto las causas intermedias de las cosas; pero no ha podido nunca abandonar sus manos en las ascuas sin lógica ni sentido donde se mueve “inspiración” libre y sin cadenas. La imaginación es el primer escalón y la base de toda poesía… El poeta construye con ella una torre contra los elementos y contra el misterio. Es inatacable, ordena y es escuchado. Pero se le escapan casi siempre las mejores aves y las más refulgentes luces. Es difícil que un poeta imaginativo puro (llamémosle así) produzca emociones intensas con su poesía. Emociones poéticas, desde luego, no puede producir con la técnica del verso esa típica emoción musical de lo romántico, desligada casi siempre del sentido espiritual y hondo del poeta puro. Una emoción poética, virgen, incontrolada, libre de paredes, poesía redonda con sus leyes recién creadas para ella, desde luego que no.
La imaginación es pobre, y la imaginación poética mucho más. La realidad visible, los hechos del mundo y del cuerpo humano están mucho más llenos de matices, son más poéticos que lo que ella descubre.
Esto se nota muchas veces entre la lucha entablada entre la realidad científica y el mito imaginativo, en la cual vence, gracias a Dios, la ciencia, mucho más lírica mil veces que las teogonías.
La imaginación de los hombres ha inventado los gigantes para achacarles la construcción de las grandes grutas o ciudades encantadas. La realidad ha enseñado después que estas grandes grutas están hechas por la gota del agua paciente y eterna. En este caso, como en otros muchos, gana la realidad. Es más bello el instinto de la gota de agua que la mano del gigante. La verdad real vence a la imaginación en poesía, o sea, la imaginación misma descubre su pobreza. La imaginación estaba en el punto lógico al achacar a gigantes lo que parecía obra de gigantes; pero la realidad científica, poética en extremo y fuera del ámbito lógico, ponía en las gotas limpias del agua perenne su verdad. Porque es mucho más bello que una gruta sea un misterioso capricho del agua encadenada a leyes eternas que el capricho de unos gigantes que no tienen más sentido que el de una explicación.
El poeta pasea siempre por su imaginación, limitado por ella. Y ya sabe que su sentido imaginativo es capaz de entretenimiento; que una gimnasia de la imaginación puede enriquecerla, agrandar sus antenas de luz y so onda emisora. Pero el poeta está en un triste quiero y ni puedo a solas con su paisaje interior.
Oye el fluir de grandes ríos; hasta su frente llega la frescura de los juncos que se mecen “en ninguna parte”. Quiere sentir el diálogo de los insectos bajo las ramas increíbles. Quiere penetrar en la música de la corriente de la savia en el silencio oscuro de los grandes troncos. Quiere comprender el alfabeto Morse que habla al corazón de la muchacha dormida.
Quiere. Todos queremos. Pero ni puede. Porque, al intentar expresar la verdad poética de cualquiera de estos motivos, tendrá necesariamente que valerse de sentimientos humanos, se valdrá de sensaciones que ha visto y oíd, recurrirá a analogías plásticas que no tendrán nunca un valor expresivo adecuado. Porque la imaginación sola no llega jamás a esas profundidades.
Mientras no pretenda librarse del mundo puede el poeta vivir contento en su pobreza dorada. Todas las retóricas y escuelas poéticas del Universo, desde los esquemas japoneses, tienen una hermosa guardarropía de soles, lunas, lirios, espejos y nubes melancólicas para uso de todas las inteligencias y latitudes.
Pero el poeta no quiere librarse de campo imaginativo, no vivir exclusivamente de la imagen que producen los objetos reales, deja de soñar y deja de querer. Ya no quiere, ama. Pasa de la “imaginación”, que es un hecho del alma, a las “inspiración”, que es un estado del alma. Pasa del análisis a la fe. Aquí ya las cosas son porque sí, sin efecto ni causa explicable. Ya no hay términos ni límites, admirable libertad.
Así como la inspiración poética tiene una lógica humana, la inspiración poética tiene una lógica poética. Ya no sirve la técnica adquirida, no hay ningún postulado estético sobre el que operar; y así como la imaginación es un descubrimiento, la inspiración es un don, un inefable regalo.
Hace a continuación el conferenciante un análisis minucioso de la mecánica de la inspiración aclarando con ejemplos los dos conceptos anteriores expuestos.
Para después analizar el “hecho poético” que la inspiración descubre, hecho con vida propia, leyes inéditas y que, según el conferenciante, rompe con todo centro lógico. Poesía en sí misma llena de un orden y una armonía exclusivamente poéticos. Las últimas generaciones de poetas se preocupan de reducir la poesía a la creación del hecho poético y seguir las normas que este mismo impone, sin escuchar la voz del razonamiento lógico ni el equilibrio de la imaginación. Pretende libertar la poesía no solo de la anécdota, sino del acertijo de la imagen y de los planos de la realidad, lo que equivale a llevar la poesía a un último plano de pureza y sencillez. Se trata de una realidad distinta, dar un salto a mundos de emociones vírgenes, teñir los poemas de un sentimiento planetario. “Evasión” de la realidad por el camino del sueño, por el camino del subconsciente, por el camino que dicte un hecho insólito que regale la inspiración.
El poema evadido de la realidad imaginativa se sustrae a los dictados de feo y bello como se entiende ahora y entra en una asombrosa realidad poética, a veces llena de ternura y a veces de la crueldad más penetrante.
Pone algunos ejemplos de problemas evadidos y aplica finalmente los tres conceptos, base de la conferencia, a algunas escuelas clásicas y a las principales corrientes de la estética europea contemporánea, incluso las más modernas, llegando a la conclusión de que todo arte que persigue la pureza se refugia en último término en la poesía, fenómeno muy típico, según el conferenciante, de nuestros días, en que todas las artes adoptan una expresión y un matiz predominantemente poéticos.
El Señor García Lorca escuchó cordiales y entusiastas aplausos.
II
El sábado dio en el Lyceo, ante nutrida concurrencia en la que formaban destacadas figuras de nuestra intelectualidad, su anunciada disertación acerca de “Imaginación. Inspiración. Evasión”, el poeta Federico García Lorca Comenzó así:
Dijo el arquitecto Corbusier en una reunión íntima de la Residencia de Estudiantes que lo que más le había gustado de España era la frase de “dar una estocada”, porque expresaba la intención profunda de ir el tema y el ansia de dominarlo rápidamente, sin detenerse en lo accesorio y decorativo.
Yo también —agrega— soy partidario de esta posición de la estocada, aunque, naturalmente, no sea un espada de limpia agilidad. El toro, (el tema) está delante y hay que matarlo. Valga siquiera mi buena intención.
A continuación defiende que casi todo arte tiene su base más firme en la imaginación, sinónima de aptitud para el descubrimiento, como no creo en el artista sentado, sino en el artista caminante. La hija directa de la imaginación es la metáfora. La hija legítima y lógica, nacida muchas veces con el golpe rápido de la intuición y con la lenta angustia del presentimiento. La imaginación está limitada por la realidad. No se puede imaginar lo que no existe de ninguna manera. Se necesitan objetos, paisajes, números, planetas, y se hacen precisas las relaciones entre ellos dentro de la lógica más pura. La imaginación tiene horizontes, quiere dibujar y concretar todo lo que abarca. Vuela la imaginación sobre la razón como el perfume de la flor sobre la flor misma sin desprenderse de los pétalos, siguiendo los movimientos de la brisa; pero apoyado siempre en el centro inefable de su origen.
Es difícil que un poeta imaginativo puro —llamémosle así— produzca emociones intensas con su poesía, razonada toda ella . Emociones poéticas, desde luego que no. Puede producir con la técnica del verso y la maestría verbal esa típica emoción musical de los románticos, desligada casi siempre del sentido espiritual y hondo del poema puro.
El poeta fija la diferencia entre la realidad visible y la imaginación, y destaca la superación de valores de aquella con bellos ejemplos entre la realidad científica y el mito imaginativo.
Habla de la inspiración y cuenta que así como la imaginación poética tiene una lógica humana la inspiración poética tiene una lógica poética. La inspiración es un estado de fe en medio de la humildad más absoluta. Se necesita una fe rotunda en la poesía; se necesita saber rechazar con vehemencia toda tentación de ser comprometido. La inspiración ataca de plano muchas veces a la inteligencia y al orden natural de las cosas. Hay que mirar con ojos de niño y pedir la luna. Hay que pedir la luna y creer que nos la pueden poner en las manos.
La imaginación ataca el tema furiosamente por todas partes y la inspiración lo recibe de pronto y lo envuelve en la luz súbita y palpitante, como esas grandes flores carnívoras que encierran a la abeja trémula de miedo y la disuelven en el agrio jugo que sudan sus pétalos inmisericordes.
La imaginación es inteligente, ordenada llena de equilibrio. La inspiración es incongruente en ocasiones, no conoce al hombre y pone muchas veces un gusano lívido en los ojos claros de nuestra musa. Porque quiere. Sin que lo podamos comprender. La imaginación lleva y da un ambiente poético y la inspiración inventa el hecho poético.
En este punto, García Lorca hace flamear ante su auditorio, auditorio sumiso, ganado por la amenidad del poeta, vivos y originales ejemplos de “hecho poético”.
El hecho poético no se puede controlar con nada. Hay que aceptarlo como se acepta la lluvia de estrellas. Pero alegrémonos—agrega—de que la poesía pueda fugarse, evadirse, de las garras frías del razonamiento.
Esta evasión poética puede hacerse de muchas maneras. El surrealismo emplea el sueño y su lógica para escapar. En el mundo de los sueños, se encuentran indudablemente normas poéticas de emoción verdadera. Pero esta evasión por medio del sueño o del subconsciente es, aunque muy pura, poco diáfana. Los latinos queremos perfiles y misterio visible. Forma y sensualidades.
Define el disertante lo que entiende por poesía evadida, la influencia de la ironía en la poética, con Heine a la cabeza, y cita como tipo de poeta imaginativo a Góngora, y como inspirado, a san Juan de la Cruz.
Termina García Lorca su interesante lección sobre novísimas estéticas con estas palabras:
Este es mi punto de vista actual sobre la poesía que cultivo. Actual, porque es de hoy. No sé mañana lo que pensaré. Como poeta autentico que soy y seré hasta mi muerte, no cesaré de darme golpes con las disciplinas en espera del chorro de sangre verde o amarillo que necesariamente y por fe habrá mi cuerpo de manar algún día. Todo menos quedarme quieto en la ventana mirando el mismo paisaje. La luz del poeta es la contradicción. Desde luego, no he pretendido convencer a nadie. Sería indigno de la poesía si adoptara esta posición. La poesía no quiere adeptos, sino amantes. Pone ramas de zarzamora y erizos de vidrio para que se hieran por su amor las manos que la buscan.
El poeta fue muy aplaudido
(1928)