QUAL E’ IL MITO CHE INCARNIAMO? | Puntata 2
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12 Aprile 2021Io possiedo un fiore che annaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perché spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. E’ utile ai miei vulcani ed è utile al mio fiore che io li possegga”
Il Piccolo Principe – Antoine de Saint-Exupéry
Vi siete mai chiesti perché il “Piccolo Principe” si chiami così?
E’ principe in senso letterale o metaforico? A parte l’abito che indossa in copertina, la sua sembrerebbe piuttosto una nobiltà d’animo. Quello che accade sull’asteroide 325 è molto significativo: vi incontra un re che, non avendo sudditi su cui esercitare la propria autorità, è abituato a dare ordini agli astri, dicendo loro di fare ciò che farebbero comunque. Questo giochetto lo fa anche col Piccolo Principe, ordinandogli di sbadigliare dopo che ha sbadigliato. Ma il sovrano dell’asteroide 325 è solo una caricatura del potere, spogliato di ogni competenza e ridotto a vuoto autoritarismo. Qual è, allora, il pensiero politico del visconte de Saint-Exupéry? O meglio, di quei suoi alter ego che parlano nei suoi romanzi? Essendo stato “Il piccolo principe” per lungo tempo il libro più letto al mondo subito dopo la Bibbia e il Corano, mi è sembrato lecito iniziare la mia indagine dalla Bibbia, dove gli alberi si riuniscono per scegliere il loro sovrano:
“Si misero in cammino gli alberi
Per ungere un re su di essi.
Dissero all’ulivo:
Regna su di noi.
Rispose loro l’ulivo:
Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dei e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
Dissero gli alberi al fico:
Vieni tu, regna su di noi.
Rispose loro il fico:
Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
Dissero gli alberi alla vite:
Vieni tu, regna su di noi.
Rispose loro la vite:
Rinuncerò al mio mosto
che allieta dei e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
Dissero tutti gli alberi al rovo:
Vieni tu, regna su di noi.
Rispose il rovo agli alberi:
Se in verità ungete
me re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano .” (1)
E se, invece del rovo, si fosse fatto avanti il Piccolo Principe?
Come si sarebbe presentato agli alberi? Da piccolo si sarebbe probabilmente espresso così: “Io possiedo un fiore che annaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perché spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. E’ utile ai miei vulcani ed è utile al mio fiore che io li possegga” (2). Da grande avrebbe esposto il suo programma politico in “Cittadella”, ponderosa opera che vado ad esaminare. Immaginate di essere appassionati di qualcosa e di incontrare un libro che esponga delle idee che si adattano perfettamente a questa cosa, senza però mai nominarla, lasciando dunque a voi il compito di farlo; è quello che è accaduto a me con “Cittadella”: ad ogni pagina pensavo a come sarebbe stato bello reinterpretarlo con riferimento al “gioco della deriva” di cui mi occupo ormai da un decennio. Ma prima devo raccontare il mio incontro con questo libro. Un anno fa, poco prima che scattasse il lockdown, un’amica mi ha invitato a visitare una mostra su Saint-Exupéry nella Torre Vecchia di Porto Conte (3), luogo a me particolarmente caro dato che il primo restauro della torre lo fecero i miei genitori. Ecco perché, all’ingresso della torre provo quanto descritto da Saint-Exupéry: “Attraverso la casa amano me, l’architetto. Allo stesso modo di colui al quale piace una statua; quello che gli piace non è l’argilla né la pietra né il bronzo, ma l’atto creatore dello scultore”.
Grazie alla mostra vengo a sapere che nel 1944 l’autore del Piccolo Principe ha abitato per due mesi sulla collina di fronte alla torre di Porto Conte, essendosi arruolato come volontario nell’aviazione americana. Era acquartierato a Porto Conte e decollava dall’aeroporto di Fertilia – entrambe le località si trovano ad appena 20 km da dove scrivo – con il suo ricognitore Lightning: un aereo disarmato, dal momento che Saint-Exupéry aveva fatto sostituire le mitragliatrici con delle macchine fotografiche.
Nella mostra scopro anche che durante la permanenza in Sardegna, Saint-Exupéry aveva portato a termine il cosiddetto romanzo “Cittadella”, che del romanzo non ha proprio nulla, essendo un vero e proprio testamento spirituale. Cercando su Internet per ordinarlo mi viene un colpo: la copertina è un particolare del celebre affresco di Simone Martini che ritrae il condottiero Guidoriccio da Fogliano. Non un particolare qualsiasi, ma il castello in cima al monte, proprio quel castello che io stesso misi al centro di un mio quadro tanti anni fa! Devo aggiungere che in tutta la mia vita avrò imbrattato sì e no una ventina di tele, concentrate in un breve arco di tempo alla metà degli anni 80.
[continua…]
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Note:
(1) Giudici, 9,8-9,15 (AA.VV., La bibbia di Gerusalemme, pp. 472-473).
(2) A. de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, p. 65.
(3) https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Porto_Conte
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LE 10 PUNTATE
“All’ombra del Piccolo Principe” di Paolo Maria Clemente è un articolo in 10 puntate a cura di Lupo e Contadino; le prime puntate saranno disponibili liberamente sul sito; l’articolo completo sarà invece disponibile in esclusiva per i soci iscritti all’Associazione Culturale LUPO ETS. Trovi tutte le informazioni per iscriverti, qui.