Effetti di un sogno interrotto – Luigi Pirandello (1936) | RadioRacconto
19 Giugno 2020La Preghiera e il Futuro | da un dialogo radiofonico con Igor Sibaldi
27 Giugno 2020La musica, forse, è una delle esperienza più sottili.
Per fruirne occorre uno sforzo di semplificazione sensoriale,
che utilizza piani di astrazione per scolpirli via, e tracciare stille di fuga.
L’astrazione non deve trasformarsi in retorica della costruzione,
pesantezza linguistica. Ma trasparenza, diluizione omeopatica.
Messaggio infinitesimale che si coglie nell’attimo. E poi, magari, fugge via subito,
come capita con alcune visioni oniriche o certe intuizioni troppo profonde.Girolamo De Simone – Musica Sottile
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Zap – Citi “Il castello interiore” di Teresa d’Avila. I riferimenti antichi alla mistica tradizionale, nei tuoi lavori sono molti: mi piacerebbe parlarne. Partiamo da QÂF. Dentro c’è l’ascesa al monte, ci sono “la salita al Monte Carmelo” di San Giovanni della Croce, “il Monte Analogo” di René Daumal, la fatica, forse anche, di ogni ricerca pionieristica. Mi racconti delle risonanze – anche mito-autobiografiche, se vuoi – con il tuo lavoro ed il tuo percorso di artista ed “agitatore culturale” e riguardo alla tua idea di futuro artistico?
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Girolamo De Simone – Sì, da circa vent’anni vengo individuato come ‘agitatore’. Ma oggi la definizione non mi interessa più, anche se appare sulla copertina di parecchi lavori teorici, come “Dischi da amare e da odiare”. Procedendo nella ricerca, ho trovato incompatibile l’affermazione di una volontà ‘mondana’, o di un primato quale che sia, con la Chenosi, lo svuotamento, che era apparsa tra i desiderata fin dal 1988, e oggi mi
aiuta nelle scelte di ogni giorno. In sostanza si tratta proprio di questo: farsi vuoti, perché solo così ci si rende capienti all’altro (e all’Altro, se si ha, o meglio “si è”, questa vocazione). La “Salita al Monte Carmelo”, che citi, è – con altri scritti di Giovanni della Croce – sul mio comodino da quando ero ragazzo. Da lì alcune frasi illuminano davvero un attraversamento: “la divina unione vuota la fantasia”… “Entrare nel dominio del soprannaturale è un uscire interiormente ed esteriormente dai limiti della propria natura, allontanandosi molto da sé stessi” (dove ‘esteriore’ è il mondo, e ‘interiore’ è lo spirito: Giovanni sta raccomandando di non cedere nemmeno alle lusinghe interne, quelle tipicamente spirituali). Così, da quelle pagine si può ritrovare un seme: lasciare il senso, lo spirito, e cercare luoghi elevati, solitari, spogli, per elevare l’anima: “Come i monti che si elevano da terra e sono ordinariamente brulli, senza alcun motivo di ricreazione sensibile”. Quando sono andato sulla Verna, il monte dove Francesco si ritirò, ho percepito e toccato con mano questa necessità del rendersi vuoti, del fare spazio ad altri e Altro, dacché, come è scritto sull’antico ingresso di quella dimora: “Non est in toto sanctior orbe mons”, cioè: Non vi è in tutto il mondo Monte più Santo.
Il Monte, naturalmente, è anche metafora, e per comprenderla appieno mi sono stati utili sia René Daumal (“Il monte analogo”) che Robert Byron (“Monte Athos. Viaggio alla montagna sacra della Grecia”) e William Dalrymple (“Dalla Montagna Sacra”).
È da qui che giungo al ‘mio’ monte. «Qâf», titolo di una raccolta e un disco, è il nome arabo del monte della Conoscenza. Scrivevo qualche anno fa: “Esso è il limite, la frontiera tra il conoscibile e lo sconosciuto-inconoscibile… «Alzai gli occhi verso i monti, donde mi verrà soccorso» (Salmo 121)”.
La Montagna è un simbolo che ricorre spessissimo nel mio fare, sia musicale che d’altro tipo.
Non credo di aver mai raccontato che la sua forza fu frutto di un’esperienza vissuta quando ero ragazzo, al ritorno da una passeggiata piuttosto faticosa sul complesso del Somma-Vesuvio, là dove vivo. Discendendo a valle, fui sorpreso da un tramonto che tinse il cielo di un color bluetto-violaceo, davvero sottile, dando una coloritura particolare agli alberi e a tutto ciò che mi circondava. Fu un’esperienza che segnò tutta la mia vita: da allora guardo alla natura in modo diverso, e quel colore, che nella scala cromatica e in quella che abbina suoni a colori, segna un luogo al di sopra della mente (in senso etimologico di ‘mio ente’), è rimasto il mio preferito. Quando ho ‘compilato’, o meglio ‘compitato’, visto che è come se mi fosse stato dettato, «Qâf», ho abbinato il dualismo Somma-Vesuvio e quello Anima-Mondo alle diverse piccole composizioni. Alcune, infatti, evocano le vicende di Francesco e Chiara, o richiamano la Danza della Verna. Altre, invece, raccontano ed evocano melodie e armonie della terra vesuviana. C’è quindi un ondeggiare tra le due dimensioni che caratterizzano la nostra vita: quella mondana, territoriale, pragmatica, e quella che si fa tensione spirituale. Senza dimenticare che il medesimo spirito nella resa dell’anima giunge a qualcosa di infinitamente più importante, e per noi non comprensibile se non a sprazzi, per singole istantanee intuizioni, spesso smarrite nuovamente. Tutto ciò si mostra a mio avviso nel video che abbiamo realizzato per illustrare la magia della Verna, e che si può vedere qui:
(brano #2 Chiara, tratto da Qâf; Immagini del Santuario francescano de La Verna (Arezzo): Filomena Piccolo (NdR))
Questo dentro/fuori rende bene l’unità e la completezza di un Cercatore. La musica, l’arte, le altre cose non sono che strumenti, un viatico, qualcosa che non ci appartiene completamente ma ci aiuta ad andare, e talvolta a mostrare allusivamente, anche ad altri, per impercettibili barlumi, una possibile strada. O, almeno, quella che è stata utile a noi.
“Musica sottile”
è un dialogo attorno alla Musica e allo Spirito fra Antonello “Zap” Palladino e Girolamo De Simone. Verrà pubblicato in cinque puntate settimanali.
A conclusione della serie, invieremo a tutti gli iscritti alla newsletter del lupo, nel “Giornale di Bordo” mensile, l’articolo integrale.
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Girolamo De Simone, nato a Napoli, vive e lavora alle pendici del Monte Somma, a ridosso del Vesuvio. Musicista e agitatore culturale, è considerato come uno degli esponenti delle avanguardie italiane legate alla musica di frontiera.
Pianista, elettro-performer e compositore, dopo l’esordio ufficiale (a Napoli, Villa Pignatelli, nel 1982, con Luciano Cilio), ha conosciuto personalità quali John Cage, Elliot Carter, Michael Nyman ed ha lavorato/interagito con alcuni dei più importanti compositori contemporanei, tra cui Luc Ferrari, Vittorio Rieti, Pietro Grossi, Luciano Chailly, Giuseppe Chiari, Daniele Lombardi, Giancarlo Cardini, Enrico Cocco, Ludovico Einaudi, Tuxedomoon e numerosi altri protagonisti della musica italiana e internazionale.