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25 Giugno 2020A cura di Claire Gentile
Secondo la classificazione dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno, sono allucinazioni ipnagogiche o ipnopompiche, a seconda che si manifestino in fase di addormentamento o a seguito di un brusco risveglio, le sensazioni fantastiche che possono venire scambiate per reali e che, nella maggior parte dei casi sono allucinazioni visive, ma anche uditive, tattili, gustative o olfattive.
Luigi Pirandello non incontrò in vita né Freud né Jung, eppure era loro contemporaneo e la sua opera tutta è percorsa dall’indagine sull’io e sulla identità, così come la sua vita segnata dalla malattia mentale della moglie, Antonietta Portulano. Psiche, io, veglia e sogno, realtà e immaginazione, ma anche umorismo, altro tema e tratto caratterizzante della poetica pirandelliana nonché oggetto di un suo saggio del 1908 connotano anche questo suo ultimo racconto, qui in lettura. A ben vedere, psichica è persino l’ambientazione: una vecchia casa, una stanza ombrosa e annerita dal fumo, un letto ingombrante e molto protagonista – e luogo dove, eminentemente, si sogna – nascosto da tendaggi pesanti mentre il divanaccio, per dir la verità molto comodo, con tanti cuscini rammucchiati, e, davanti, una tavola massiccia che fa da scrivania, rammenta il celebre sofà di Sigmund Freud.
Effetti d’un sogno interrotto,
viene ultimato nel dicembre del 1936 e pubblicato per la prima volta sul Corriere della Sera del 9 dicembre 1936, esattamente il giorno prima della morte dell’autore siciliano. Il racconto venne poi inserito nell’ultimo volume della raccolta Novelle per un anno che nell’intenzione di Pirandello avrebbero dovuto essere, appunto, 365 ma che non fece in tempo a concludere.
Eccolo nella nostra versione radio:
Lettura di Claire Gentile
Montaggio e musiche di Damiano Ferraretti