Il sogno di un uomo ridicolo – Fedor Dostoevskij | RadioRacconto
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17 Aprile 2020a cura di Paolo Maria Clemente
Vi siete mai chiesti da dove vengono i sogni?
Nel mondo antico si pensava che gli dei potessero inviare sogni agli uomini e questa idea – con le rimarchevoli eccezioni di Ippocrate e Aristotele – è durata fino all’800, quando si è imposta l’origine somatica del sogno. E’ allora che si è passati dal dire “ho avuto un sogno” al dire “ho fatto un sogno”. In linea con questa concezione, Freud considerava il sogno come un prodotto dell’inconscio individuale: il sogno era l’appagamento allucinatorio di un desiderio del sognatore ed aveva fondamentalmente lo scopo di farlo
continuare a dormire. Dopo Freud si è assistito ad una inversione di tendenza, cioè al ritorno ad una concezione superindividuale del sogno. Il primo passo in questa direzione lo ha compiuto Jung, ritrovando nei sogni le tracce dell’inconscio collettivo, cioè di un patrimonio psichico ereditario comune a tutti gli uomini; poi è arrivato Aizenstat che, condividendo gli interessi antropologici di Jung, ha incluso nella genesi del sogno anche il mondo extraumano, cioè l’habitat del sognatore (1).
Parallelamente all’estroflessione dell’inconscio, l’interesse degli psicoanalisti si è spostato dall’interpretazione del contenuto latente alla contemplazione del contenuto manifesto e, successivamente, dal resoconto del sogno ricordato all’esperienza del sogno in atto, cioè alla
contemplazione dei mondi onirici. Vediamo ora più da vicino questi due passaggi. Cominciamo dalla prima fase, quella che ha visto il passaggio dal contenuto latente – così Freud chiamava il desiderio inconscio che viene appagato nel sogno – al contenuto manifesto, cioè al ricordo del
sogno al risveglio, con un progressivo abbandono dell’interpretazione soggettiva del sogno. I protagonisti questa volta sono stati Jung ed il suo discepolo Hillman. Mentre Freud per giungere a scovare il contenuto latente del sogno ne sbriciolava il contenuto manifesto, Jung lo lasciava
intatto, ma ancora lo interpretava, sia pure con riferimento all’inconscio collettivo; Hillman, infine, smette di interpretare il sogno e ne approccia il resoconto come un naturalista, catalogando le presenze archetipiche che il sognatore ha incontrato nel suo sogno come se fossero indipendenti
dal loro “portatore”.
Fra i principali protagonisti della seconda fase, quella del passaggio dall’interpretazione del resoconto del sogno all’esplorazione del sogno in atto, troviamo Castaneda e Aizenstat. Mentre quest’ultimo è stato allievo di Hillman, Castaneda non è più uno psicologo con interessi
antropologici ma un antropologo stravagante che ha raccontato in una decina di libri le sue esperienze al seguito di uno stregone yaqui, Don Juan. E’ con Castaneda che l’interpretazione psicologica del sogno viene abbandonata del tutto e sostituita dall’interpretazione magica del sogno e dall’esplorazione dei mondi onirici. Per Castaneda i sogni non sono una fantasia privata che si svolge dentro la scatola cranica, ma una porta aperta su altre dimensioni del reale; in altre parole, i mondi onirici sono mondi oggettivi, cioè abitabili da diversi sognatori che vi possono
recare contemporaneamente. La concezione di Castaneda rappresenta una novità anche per un altro motivo: per esplorare i mondi onirici bisogna sapere di sognare. A differenza dei sognatori di Freud, Jung ed Hillman i sognatori di Castaneda sono appunto lucidi, cioè consapevoli di muoversi dentro un sogno. Castaneda chiama “seconda attenzione” lo stato di coscienza proprio del sognatore lucido e “vedere” suo analogo nella veglia; è stato poi Aizenstat ad unificare questi due stati di coscienza in un’unica formula che richiama la concezione del sogno propria degli aborigeni australiani: la “coscienza del tempo del sogno” (2).
[Continua….]
…nel prossimo appuntamento, Paolo ci parlerà
delle origini del Gioco della Deriva, in cosa consiste, della “Psico-geografia”, di come il sogno e la veglia possano intrecciarsi in maniera vitale: nella veglia può esistere un’esperienza paragonabile a quella del Sogno Lucido?…
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(1) E’ lo stesso Aizenstat a notare come nel concetto di “psicoide” coniato dall’ultimo Jung sia rintracciabile un principio
di estroflessione dell’inconscio collettivo (S. Aizenstat, Vegliare il sogno, p. 157).
(2) S. Aizenstat, Vegliare il sogno, p. 153.
●△● “Il Sogno Lucido e la Deriva Transumana”
è un articolo in 5 parti di Paolo Maria Clemente. Queste verranno pubblicate in successione qui nella sezione “Agitazioni” del sito. È un’introduzione ai fondamenti teorici del “Gioco della Deriva“ – che Paolo ha chiamato così in onore al primo che ne ipotizzò una qualche esistenza: Guy Debord, negli anni ’50 – , in cui si intrecciano le idee dei situazionisti; quelle sul sogno lucido; la psicologia analitica; lo sciamanesimo.
Il “Gioco della Deriva” è un modo di esplorare, di “eccitare” il mondo, incredibile, con una serie di risvolti metafisici di enorme rilievo, secondo noi. È insomma una cosa da scoprire, importante ed avventurosa.
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Paolo Maria Clemente
nato a Sassari nel 1962, Paolo Maria Clemente è laureato in Filosofia e in Psicologia. Psicologo e psicoterapeuta attento al contesto sociale, esercita la libera professione ad Olbia e a Sassari. Dal 2000 al 2003 è stato rappresentante regionale per la Sardegna della “Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva” (S.I.T.C.C.) e dal 2004 al 2008 ha insegnato come docente a contratto “Elementi di psicoterapia in ambito educativo” nel Master in Clinica Educativa e dell’Età Evolutiva dell’Università degli Studi di Cagliari… […]