ri-On Air
8 Dicembre 2016Disco sottomarino – 1 – The Modern Lovers – The Modern Lovers
5 Gennaio 2017[…]
Mi assalgono dubbi sul senso delle parole che non esprimono cose concrete. Non posso più parlare che alla lettera. La metafora, la litote, l’iperbole esigono per me uno smisurato sforzo di attenzione il cui effetto inatteso è mettere in luce quanto v’è di assurdo e di convenzionale in queste figure retoriche. Che in lui avvenisse un processo simile a quello che si svolge in me se lo meriterebbe un grammatico o un filosofo facente parte del consorzio umano: per me è un lusso inutile e micidiale insieme. Tale, ad esempio, quel concetto di profondità di cui non avevo mai pensato a esaminare l’uso che se ne fa in espressioni come <<una mente profonda>>, <<un amore profondo>>…Strano partito preso che valorizza ciecamente la profondità a scapito della superficie, pretendendo che <<superficiale>> significhi non già di <<vasta dimensione>>, ma di <<poca profondità>> e non <<di superficie ristretta>>. Eppure un sentimento come l’amore si misura, mi sembra – ammesso di poterlo misurare – molto meglio dall’importanza della sua superficie che non dal suo grado di profondità. Così misuro il mio amore per una donna dal fatto che amo egualmente le sue mani, gli occhi, il passo, le vesti consuete, gli oggetti familiari, quelli che tocca di continuo, i paesaggi dove l’ho veduta muoversi, il mare dove ha preso il bagno… Tutto ciò è superficie, mi sembra! E invece un sentimento mediocre mira direttamente – in profondità – soltanto al sesso, lasciando tutto il resto in una penombra indifferente.
Un meccanismo analogo – che da qualche tempo sento stridere quando il mio pensiero vuole farne uso – valorizza l’interiorità a spese dell’esteriorità. Gli uomini sarebbero tesori racchiusi in una corteccia senza pregio e chi vi si calasse più in fondo vi troverebbe maggiori ricchezze. E se questi tesori non ci fossero? E se la statua fosse piena, d’una pienezza monotona, omogenea, come quella di una bambola di stoppa? So ben io, cui nessuno viene più a prestare un volto o dei segreti, di non essere che un vuoto nero in mezzo a Speranza – un punto, e cioè nulla. Penso che l’anima comincia ad avere un contenuto apprezzabile solo al di là del sipario di pelle che divide l’interno dall’esterno, e si arricchisce indefinitivamente via via che si annette cerchi sempre più ampi attorno al punto-io. Robinson non è infinitamente ricco che quando coincide con Speranza tutta intera.
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Tratto da: Venerdì o il limbo del Pacifico – Michel Tournier