L’influenza della musica sugli esseri viventi – Intervista a Joel Sternheimer
23 Luglio 2012Pillole Marinaresche – Vinicio Capossela e il mare a Calitri
7 Agosto 2012“Fare musica porta ad esternare il proprio bambino interiore, perchè si lavora con l’immaginazione. Anche la creatività è infantile, ma non nel senso negativo. Si devono abbandonare le inibizioni e inventare storie sul mondo. Credo che questo sia il fondamento della mia musica”.
Anna Calvi
Sono le 22:00.Fa un gran caldo. Stiamo aspettando da più di un’ora sotto un tendone di plastica che crea un notevole effetto traspiratorio. Le birre che circolano agevolano pesantemente poi il processo. Davanti a noi, su di un palco già pieno di strumenti musicali, un ragazzo con una maglietta nera trasparente. Ci sono diverse chitarre, un basso, una batteria, un harmonium vecchio stile e tutta una serie di strane percussioni, fra cui una spirale di metallo. Le spirali mi sono sempre piaciute (a parte le facilissime battute), spesso le disegno quando mi trovo ad ascoltare lunghe riunioni, in cui il foglio di rigidi quadretti è troppo pieno di parole vuote e noiose. Immagino già l’attenuazione magica del suono prodotto da quello strumento di forma mitica, dopo essere stato percosso. Il ragazzo è intanto ancora lì sul palco che prova uno per uno, tutte le corde, tutti i tasti, i microfoni e tutto ciò che c’è da provare. Non ci si fa mai troppo caso ai “sound-checker”. Sono lì insieme allo sfondo, a preparare in maniera certosina il suono. Anzi a volte sembra diano pure fastidio perché, salendo sul palco, creano un’illusione che aumenta l’attesa per l’inizio del concerto. Come i fogli a quadretti, tanto scontati quanto importanti, a fare da sfondo alle idee dell’esecutore. E’uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, direbbe qualcuno. L’arte è 1% ispirazione e 99% lavoro disciplinato su quell’ispirazione, direbbe qualcun’altro.
Ma ad un certo punto dopo aver aspettato più di mezz’ora l’inizio, e aver visto e rivisto il “sound-checker” strimpellare sulla chitarra, dare due colpi alla batteria, provare la “spirale melodiosa”, alcuni erano scocciati ed impazienti. Un ragazzo del pubblico, invece, genio disperso tra i portatori di macchinette fotografiche e cellulari pronti a registrare un video, aveva lo spirito giusto per trasmutare l’impazienza in una battuta, urlando al “sound-checker”: – “Suonaci qualcosa!” – Qualche risata risuona nella folla. Una risata salverà il mondo, direbbe qualcuno.
Anna Calvi è una rocker inglese, di chiare origini italiane. Tirata su a pane e Captain Beefheart, Doors, Duke Ellington, Nina Simone… grazie soprattutto al padre italiano. Leggendo la pagina italiana di wikipedia a lei dedicata, ho appreso dello zampino artistico nel primo album, omonimo:-Anna Calvi-, di Brian Eno, vero e proprio Mago Merlino della storia della musica Rock,che approfondiremo sicuramente in un prossimo post o trasmissione radiofonica. Ogni artista toccato dalla sua profonda filosofia musicale, ha fatto sempre un salto notevole di qualità, artistico e di pubblico.
Ho ascoltato anche qualche intervista in rete di Anna (potete trovarle qui e pure qui) e mi hanno colpito, oltre alle sue fonti di ispirazione, anche alcune considerazioni riguardo alla sua Arte e al modo di scrivere e di pensare la Musica. Anna utilizza spesso le parole: immaginazione, arte visiva collegata ai suoni musicali, creatività infantile, tutti temi che nella nostra trasmissione stiamo trattando ed esplorando da un pò. Parole vitali che abbiamo letto e sentito pronunciare molte volte soprattutto da Igor Sibaldi, filosofo e filologo studioso degli Antichi Testi e divulgatore molto attento, ricco e preciso, che ho subito ricollegato spontaneamente ascoltando le interviste. Le sue teorie per allargare, migliorare e cambiare la percezione della realtà, ruotano tutte attorno “semplicemente” alla riconquista del bambino interiore che è dentro ogni individuo (beh a guardarli bene, forse non proprio in tutti…).
…Mi Ritrovavo con gli occhi fissi su di lei e la sua chitarra. Quando canta ti guarda dritto negli occhi (“Non guardava te, guardava me!”), sembra voglia entrare in profondità in contatto con l’entità pubblico attraverso la sua Musica. Il livello di Presenza durante tutto il concerto è rimasto molto alto, a conferma forse della Qualità Magnetica di Anna. Sentivo le vibrazioni del suono della chitarra entrare in risonanza con il centro del petto.
Good vibrations.
A dimostrazione di ciò, alla fine del concerto, tutta la calura per un pò era sparita e l’energia era di nuovo alta.
“Ogni uomo ha la sua verità” e la mia verità è che semplicemente a fine concerto siamo usciti fuori dalla cappa di calore umana venutasi a formare sotto la tettoia di plastica.
“Oh, and I go to the Fire, but God knows it’s the sound of, it’s the sound of love. It’s the beat of my heart that you, finally beating, it’s coming, coming, coming for you” [ versi tratti da “Desire” di Anna Calvi].
In questa quartina della canzone di Anna Calvi, potremmo ritrovare una pillola di Rubedo, l’Opera al Fuoco degli alchimisti, spruzzata in un brano potenzialmente commerciale e accessibile a tutti, anche a quelli che al contenuto alchemico, preferiscono quello alcolemico della birra (una bionda, proprio come Anna, o una rossa come la sua camicetta di seta).
Zappatore
Toni Mannaro
Abbiamo inserito nella sezione Video del blog, una rara intervista a Franco Battiato degli anni ’70, in cui l’artista parla della composizione di due dei suoi lavori più belli, secondo noi: Fetus e Pollution.Altri Racconti e Musica di Origine Protetta nelle puntate del Lupo e Contadino,
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