Il Fato è il maschile di fata
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18 Febbraio 2014Lo Sprattus sprattus, noto in italiano come spratto o papalina, è un pesce osseo della famiglia Clupeidae. In Romagna, dove viene consumato preferibilmente alla griglia, prende il nome di saraghina. [wikipedia]
Eravamo ad una festa a mangiar proprio la saraghina. Una festa di quelle private; proprietario di casa il maestro di shiatsu di Zappatore. Arrivammo in macchina con lo stesso Zap alla guida, Rosa che da lì a poco sarebbe diventata sua moglie e poi dj Simon, Antonella ed io, imbucato all’ultimo momento.
La serata scorreva piacevole, un sacco di gente interessante. Ebbi modo addirittura di conoscere una ragazza alla quale parlai della mia passione per il disegno. Mi ricordo che le dissi che stavo cercando un corso per imparare l’acquerello, scivolando anche con lei a distanza di soli 3 minuti nella friend-zone. Deve essere stato un record mondiale. Quel corso a distanza di almeno due anni, lo inizierò sabato prossimo; è stata dura trovarne uno che non fosse in orari non lavorativi, ma tutto questo non c’azzecca niente. Ritorniamo alla saraghina.
Ottima… pensa che non sapevo neanche della sua esistenza fino al giorno prima. Grazie Romagna per questa scoperta. Ad un certo punto, ecco avvicinarsi lo Zappatore con un bicchiere di sangrìa in mano:
“Hai visto chi c’è?”
“No… chi?”
“Freak Antoni!”
“Veramente? Dove? Dove?”
“Chiediamogli se possiamo metterci daccordo per un’intervista!”
“Non so… fors..”
Non ebbi il tempo di finire la frase, che Zap era già vicino a te che cercava di rompere il ghiaccio.
Parlaste di un’ipotetica intervista per la trasmissione. Avevi una bottiglia di vetro in mano, se ricordo bene una cedrata, ma non c’era l’apribottiglie..
“Antò c’hai l’accendino?” mi fece Zap passandomi la tua cedrata.
Io, l’accendino ce l’avevo pure, ma non è che sia mai stato bravo bravo ad aprirci le bottiglie. Ho sempre invidiato quelli che ci riescono al primo colpo, tipo tac e il tappo salta via.
Tentai comunque l’impresa; nel frattempo mormorasti qualcosa sul perché non avevi una birra in mano. Dopo qualche tentativo impacciato, finalmente quel cazzetto di tappo metallico abbandonò la sua sede e tu che mi avevi visto arrancare per 5 minuti buoni… non mi mandasti a cagare, non mi dicesti pubblico di merda, non citasti l’avanguardia o il chinotto… tu… tu mi chiedesti scusa per il fastidio che pensavi di averci arrecato.
Qualche anno prima ti avevo visto in un pub di Bologna, annebbiato dai fumi dell’alcol.
E tu scorrevi da solo, verso l’uscita, tra la gente e il bancone, come scorrono quelli che non vogliono dare fastidio.
Tutto qui… La prossima volta che ci vediamo faremo davvero quella famosa intervista. E sarà un’intervista da Dio.
1 Comment
Parlammo di poche cose, mi sembra stupide, di cui non ne ricordo sinceramente il contenuto, ma non è importante, perchè provai, in quel momento, al di là di quelle poche parole e frasi, una rara sensazione di vicinanza ad un individuo importante come lo è stato lui per l’arte e la cultura italiana. Questo basta.