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28 Gennaio 2014Geniale, in definitiva, è chi incarna il Genio. Il proprio Genio.
La genialità infatti non è una qualità, una specificità di un solo tipo, e non coincide con un Q.I. elevato o soltanto nell’essere degli innovatori nelle scienze. Vi sono geni di tanti tipi diversi. Tanti modi di esserlo.
Vi sono i geni delle scienze, della letteratura, della poesia, della danza, della recitazione. Vi sono geni tra gli umoristi.
Che cosa ci fa dire che qualcuno è un genio? Certamente, diremmo, l’eccezionalità. Il Genio è eccezionale perché il suo eccellere lo fa essere un’eccezione, ossia lo fa uscire fuori dalla regola, dagli standard della maggioranza.
Guardiamo con ammirazione al genio e con una punta di invidia. Credo che, a ben vedere, l’invidia non riguardi tanto le qualità, quanto il coraggio. Il coraggio che il genio dimostra nell’essere se stesso. E se il genio si accompagna di sovente alla sregolatezza questo è perché, probabilmente, non tollera di essere contenuto nella regola, nei percorsi lineari: il Genio è quel che é e solo in questo modo può essere.
Si dice che i bambini siano molto più creativi degli adulti e c’è anche chi si è dato pena di studiare e misurare il fenomeno, al di là di quella che è una cognizione generale, di tutti. Chi da piccolo non passava ore, incantato, a disegnare? Chi non ad immaginare le avventure più incredibili, degne delle più appassionanti narrazioni? Chi non ad inventare oggetti straordinari? E a chi dice che certi capolavori dell’arte contemporanea sembrano fatti da suo figlio, potremmo rispondere: appunto! Sappiamo già che da piccoli avevamo qualcosa in più, una fantasia molto più fervida, ad esempio. Qualche cosa che abbiamo perso, che abbiamo ceduto al Guardiano dell’età adulta, in cambio dell’ingresso nel Mondo.
Andiamo a scuola e ci inculcano l’idea che non siamo nessuno, che non saremo mai capaci di eguagliare i grandi. Ma se poi andiamo a guardare la vita dei grandi vediamo che se avessero dato retta a chi a loro diceva le stesse cose che ci siamo sentiti dire noi, se non avessero usato un po’ di sregolatezza che non vuol dire per forza essere dei debosciati, ma non farsi limitare dalle norme correnti, non sarebbero mai esistiti o non sarebbero diventati veramente grandi. I Grandi sono coloro che hanno lasciato il Genio incarnarsi, che non si sono fatti spaventare dal Guardiano e che lo hanno mandato a quel paese. È un trucco, una domanda a trabocchetto quella che il Guardiano ci fa, severo. Allora, “Sei pronto, sai bene vero – lo hai sempre saputo!- che è arrivato il momento, che qui non si scherza più? Da oggi si fa sul serio. E dalla porta si passa uno per volta.” Ed è così che succede che ogni volta ci lasciamo il Genio alle spalle. Ma da quella posizione, dietro di noi, ogni tanto lui richiama la nostra attenzione. La mattina a letto prima di svegliarci completamente o nelle pause di riposo dall’arrovellarci nel trovare delle soluzioni a un problema. Con la sua mano ci dà un colpo in testa, netto e l’impressione è di improvvisa comprensione, come una folgorazione o un’illuminazione, un’intuizione, una ispirazione o addirittura un beatificante stato di grazia.
2 Comments
E’ così è così . Giusto l’altro giorno osservavo il fatto che il semplice congiungere la mani indica cosa ben precisa nella dottrina cristiana ma che di fatto non porta a nulla . Porta a molto invece intuire che il congiungere le mani simboleggia il netto mantenere nel qui e ora la nostra parte più geniale e biricchina . Si ! Ritengo possa degnamente rappresentare la nostra parte più biricchina che prende il sopravvento sulla razionalità . Il congiungere le mani .. mano destra su mano sinistra che stringe e si lascia guidare . Bellissimo . Bisogna avere un gran coraggio veramente un gran coraggio ..
Si, il coraggio che ti porti a prendere il Genio per mano e a condurlo con te, al tuo fianco.
A presto!