Ode a Mr.Bottone
28 Novembre 2013Parolaccia – o del turpe eloquio
8 Dicembre 2013Bottone è una di quelle parole dotate di una molteplicità di accezioni. E infatti sta ad indicare:
a) un oggetto di forma circolare che attraverso un’apposita apertura nel tessuto serve a chiudere i lembi di un abito;
b) qualsivoglia oggetto di forma tondeggiante (anche se, attenzione, i bottoni del primo tipo possono essere anche quadrati o delle più svariate forme) che ricordi un bottone. Avremo così i bottoni del telecomando o i bottoni dell’ascensore; il bottone posto sulla sommità della spada o del fioretto; il bottone del violino con funzione di fissaggio delle corde; il bottone-nodo marinaresco, utile per fermare le vele; il boccio del fiore. Ma anche un’amplissima applicazione in ambito biologico per cui ci saranno il bottone embrionale, il bottone di senso, il bottone gustativo, il bottone sinaptico. Anche in calligrafia esiste il bottone ed è un segno diacritico. E che dire poi di tutte quelle espressioni legate al tondeggiante oggetto come “attaccare bottone” e “stanza dei bottoni”, ossia luogo dove i bottoni sono presenti nel senso di metaforici pulsanti che, se premuti dai potenti che vi hanno accesso, danno luogo ad effetti anche esiziali, come una guerra nucleare?
Il buon Ottorino Pianigiani ci dice che bottone deriva dal basso latino botònus, lingua nella quale indicava un ammasso di terra, un monticello e quindi per estensione qualsiasi forma tondeggiante che si protende in fuori. Buono a sapersi, dirà a questo punto il lettore. Ma potevo vivere anche senza.
Certo, se non che, per una ragione non dichiarata, i conduttori de Il Lupo e il Contadino hanno messo in relazione i bottoni con l’Eros. Beh, è facile fare l’associazione, si dirà. Ci si sbottona per spogliarsi, non c’è niente di misterioso nel collegare i bottoni con il sesso. Alt! No, quale sesso? Qui si parla di Eros che è ben altra cosa…
E per conoscerlo torniamo indietro nel tempo, nella Grecia di Socrate e, precisamente, in una sera di febbraio dal clima piuttosto mite. Tutti a casa di Agatone, che ha qualcosa da festeggiare e che, come si fa ancora oggi, pensò bene di offrire una cena agli amici! Ed ecco che nel bel mezzo di una conversazione tra intellettuali che, è bene ricordarlo, al tempo non facevano solo chiacchiere, ma anche fatti, il discorso cadde su Eros. Socrate, il filosofo imprevedibile come tutti coloro che pensano liberamente, cominciò a raccontare di Eros, figlio di Poros, l’Ingegno e di Penìa, la Povertà. “È sempre povero – disse – e tutt’altro che tenero e bello, come invece ritengono i più, anzi è aspro, incolto, sempre scalzo e senza casa, e si sdraia sulla terra nuda, dormendo all’aperto davanti alle porte e per le strade secondo la natura di sua madre, e sempre accompagnato dall’indigenza. Invece per parte di padre insidia i belli e i virtuosi, in quanto è coraggioso e ardito e veemente, e cacciatore astuto, sempre pronto a tessere intrighi, avido di sapienza, ricco di risorse, e per tutta la vita innamorato del sapere, mago ingegnoso e incantatore e sofista; e non è nato né immortale né mortale, ma in un’ora dello stesso giorno fiorisce e vive, se la fortuna gli è propizia, in altra invece muore, ma poi rinasce in virtù della natura del padre, e quel che acquista gli sfugge sempre via, di modo che Eros non è mai né povero né ricco, e d’altra parte sta in mezzo fra la sapienza e l’ignoranza. »
Eros è quindi quella spinta continua, inesauribile verso la ricerca e la scoperta, spinta intrisa di desiderio perché è figlio di Penìa, la mancanza e si sa, desideriamo ciò che ci manca. Dove c’è soddisfazione quindi, non c’è Eros anche perché “quel che acquista, gli fugge sempre via”. D’altro canto, grazie alla natura del padre, l’Ingegno, è innamorato del sapere e mai si stanca di cercare e di scoprire.
Ecco quindi che il bottone o meglio ancora, una lunga fila di piccoli bottoni è molto più erotica di una chiusura lampo con buona pace di Erica Jong e della sua scopata senza cerniera. Il tempo si dilata, la scoperta è ancora in fieri, la conclusione di tutto si sposta un po’ più in là e tutto quello che nel mezzo arriva arricchisce ed istruisce. Come in Lezioni di Piano di Jane Campion. Cinque tasti per le maniche, i tasti neri per la gonna.