Da aprire quando compi 6574 giorni.
8 Novembre 2013Una ragazza che sorride al suo ragazzo spiritoso
16 Novembre 2013Decidersi. Un bel giorno (ma tutti i giorni sono belli) mentre mia madre stava mettendo il pane nel forno, mi feci accosto a lei che teneva la paletta e afferrandola per il gomito infarinato le dissi: “Mamma, vorrei fare il pittore. E’ finita, non posso più fare né il commesso, né il contabile… Lo vedi da te stessa, mamma, sono forse un uomo come gli altri? Di che cosa sono capace? Vorrei fare il pittore. Salvami, mamma. Vieni con me. Andiamo. Andiamo… C’è un posto in città e se mi accettano e se concludo i corsi sarò un artista. Ne sarei felice”.
“Cosa? Un pittore? Sei pazzo tu. Lasciami mettere il pane nel forno: non mi seccare. Ho il pane da fare”.
Alla fine è deciso… Andremo dal sig. Pen.
(Sarò pittore lo stesso, pensavo fra di me, ma per conto mio).
(da La mia vita, di Marc Chagall)
Il sostantivo italiano decisione significa risoluzione, deliberazione. Può essere anche sinonimo di sentenza, cioè decisione del tribunale ed è legato al verbo decidere. L’etimologia di decidere ci porta diretti al verbo latino, invariato nella grafìa rispetto all’italiano e composto da de e cædo. Cædo vuol dire “io taglio” tanto che in italiano è rimasto aggettivo céduo usato proprio per indicare boschi o selve destinati al taglio. Tuttavia cædo vuole dire anche: uccido, massacro, abbatto, distruggo, spezzo, sacrifico, percuoto, batto, urto, rompo, vìolo, violento, sgozzo, flagello. Cædo ha in sé sangue e violenza. Sono convinta che le parole abbiano una memoria come, pare, ce l’abbiano le cellule. Del resto le parole sono cellule delle lingue e le lingue sono simili ad organismi viventi. Delle lingue infatti si può dire che nascono, che si evolvono, trasformandosi nell’uso e che muoiono.
Sento di poter dire che nella memoria del sostantivo decisione, memoria di cui ci accorgiamo anche se non ne siamo consapevoli, c’è un contenuto molto violento. E sarà forse per questo, che di fronte alle decisioni tante volte ci areniamo, ci blocchiamo, abbiamo paura, tremiamo. La decisione implica un taglio. Si dice: è una decisione terribile. Il sostantivo decisione è affine per significato a scelta. Con la differenza sostanziale, anche in punto di etimologia, che se entrambi comportano un’esclusione – se prendo una decisione non ne prendo un’altra, se scelgo una cosa ne escludo un’altra – scegliere evidenzia il momento acquisitivo.
Deriva dal latino e-lego verbo che letteralmente vuol dire traggo da, raccolgo, scelgo con competenza, eleggo, nomino. Quando scelgo il riflettore è puntato sul risultato; quando decido, sul taglio, sulla frattura che questa scelta ha comportato.
Tanto arduo può essere decidere che tale processo è considerato dagli psicologi cognitivi come un’attività complessa a capacità limitata, i cui obiettivi principali sono: minimizzare il peso emotivo dovuto alla presenza di valori conflittuali fra le alternative (Hogart, 1987); raggiungere decisioni socialmente accettabili e giustificabili (Simonson, 1987; Tetlock, 1987); prendere decisioni accurate che massimizzino i vantaggi, cioè l’utilità soggettiva ricavabile dal decisore (Payne); minimizzare lo sforzo cognitivo per acquisire ed elaborare le informazioni. L’insieme di questi processi mentali, che ci permettono di vivere all’interno di una realtà sociale e di adattarci di volta in volta a sempre nuove situazioni vengono definite comunemente in psicologia “strategie decisionali”. Non ci volevano i cognitivisti, però. C’è un’espressione in uso in italiano la cui origine è lontana, antichissima, tanto da non potere essere individuabile con certezza. Questa è la storia
Pare che un giorno, un toro assai curioso, andò ad infilare la grossa testa in una giara. Ma la sua curiosità era stata cattiva consigliera perché proprio non gli riusciva di trarre la testa fuori. Il suo padrone, uomo estremamente avaro, non si decideva a rompere la giara, unica soluzione possibile per liberare la testa dell’animale. Non sapendo proprio come fare, chiese consiglio a un amico. Costui, a differenza del primo assai risoluto, trovo la soluzione.
“Ci penso io!” disse all’amico. “Tagliamo la testa al toro!”